«Il cuore di Seba vivrà» l'abbraccio di due madri

Martedì 28 Febbraio 2017
«Il cuore di Seba vivrà» l'abbraccio di due madri
Mamma Rosella piega lentamente quella felpa azzurra prima di disporla sulla bara. Chissà quante volte l'avrà lavata dopo gli allenamenti. Poi in chiesa le sue prime parole sono per Davide, l'amico di Seba. «Che si salvi almeno lui». Paola sale invece incerta sull'altare. Le tremano le mani: suo figlio è in ospedale, uscito dal coma, ma ancora in condizioni critiche. Lei però è qui per Sebastiano: ha parole dolcissime per quel ragazzo dagli occhi celesti che nell'incidente in cui è stato coinvolto pesantemente anche suo figlio, ha avuto la peggio. Il gesto più straziante al funerale di Sebastiano Bortolin è questo: l'abbraccio di due madri che hanno avuto un destino così tristemente diverso. Seba e Davide erano seduti vicini quella maledetta sera. Uno è salvo e uno no. Il loro dolore, ma insieme la loro forza si diffonde nella chiesta stipata, piena di madri e di figli, nella piazza gremita per l'ultimo saluto al ragazzo. Davanti al sagrato ad attendere il 18enne vittima dell'incidente di giovedì sera alla chiusa di Anzù sono a destra i compagni di classe e gli amici di scuola, a sinistra i ragazzi dell'altetica di Valdobbiade, Quero e Feltre, nelle loro belle divise. L'ingresso di quella cassa candida seguita dalla madre distrutta dalla disperazione, dal nonno incredulo e da tutti i parenti avviene sulle note di Hallelujah di Leonard Coen: musica, ricordi abbracci veri e virtuali, si susseguiranno lungo le quasi due ore di celebrazione. «La parola vita si sgretola di fronte alle lacrime - riflette il celebrante - a te, mamma ora senza un figlio, diciamo: sai di avere nuovi figli, rigenerati dal dono di Sebastiano». Rosella è infatti volontaria dell'Aido: ha acconsentito alla donazione degli organi e l'associazione intitolerà alla sua memoria l'annuale passeggiata della vita. «Così il suo cuore batterà e amerà ancora». Però è chiaro che oggi le parole suonino come una ben piccola consolazione. Rosella non vuole parlare direttamente, ma affida un breve scritto alla sorella, al termine della Messa. «Seba era la luce dei miei occhi. Non abbiamo avuto una vita facile, ma gli ho insegnato a lottare. Ora preghiamo per Davide: lui deve farcela». Che ci si trovi davanti ad un adolescente non convenzionale è chiaro dal ricordo di tutti. A parlare ora sono i compagni di classe dell'Agrario di Vellai. «Seba eri il migliore. Sei sempre stato il migliore, il nostro amatissimo capoclasse per cinque anni». Voce critica, intelligenza istintiva: così lo ricordano con la voce rotta gli insegnanti. C'è chi cita The sound of silence e chi, come i compagni dell'atletica, ricorda un campione non solo nella velocità ma nel far squadra, autorevole e generoso.

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