IL CASO
TREVISO Avrebbe voluto risolvere tutti i problemi di salute della madre

Domenica 22 Luglio 2018
IL CASO TREVISO Avrebbe voluto risolvere tutti i problemi di salute della madre
IL CASO
TREVISO Avrebbe voluto risolvere tutti i problemi di salute della madre in un colpo solo, approfittando di un periodo di ricovero al Ca' Foncello. Ma non è stato possibile. I medici hanno curato la broncopolmonite di Silvia Rosa Tinella, 72enne di Preganziol, rimandando gli accertamenti per una serie di dolori al ginocchio, alla caviglia e alla bocca a successive visite ed esami. E al figlio, Fabrizio Dumas, questo proprio non è andato giù.
LE RICHIESTE
«È stata ricoverata dall'8 al 12 luglio in Seconda medicina per un tenue addensamento polmonare racconta visto che il 16 luglio avrebbe dovuto sottoporsi a dei raggi all'anca, alla caviglia e al ginocchio al San Camillo, avevo chiesto alla dottoressa di approfittare del ricovero per approfondire le ragioni cliniche per le quali mia madre a causa del forte e persistente dolore non era più in grado di stare in piedi. Visto che da anni accusa un forte dolore alla bocca di origine neuropatica, inoltre, avevo allo stesso tempo chiesto di valutare una soluzione con il servizio antalgico». «Mi era stato risposto che sarebbe stato fatto il possibile aggiunge con amaro sarcasmo e infatti è stato trattato solo e unicamente il problema polmonare». Al Ca' Foncello conoscono bene la storia della 72enne. E respingono tutte le accuse di non averla curata al meglio.
TUTTO IN REGOLA
«La donna è stata trattata adeguatamente quando si è rivolta al pronto soccorso (dove si è presentata il primo e l'8 luglio, quando poi è scattato il ricovero, ndr) spiega Matteo Pistorello, direttore dell'area delle urgenze dell'ospedale di Treviso il quadro clinico è delicato. Ma con la terapia di rinforzo in Medicina è stato risolto il problema acuto. Quelli cronici, purtroppo, non possono essere risolti semplicemente con un periodo di ricovero in ospedale». «Sarebbe tecnicamente impossibile allarga le braccia dopotutto erano già stati attivati dei percorsi specifici». A partire dell'appuntamento al San Camillo per il 16 luglio. Ma il figlio non ci sta. «Ciò che è più riprovevole, a mio avviso, è quanto riportato nel verbale di dimissioni. O meglio, ciò che manca in quel verbale è la sua posizione nessun accenno al dialogo intercorso tra me e la dottoressa e a quanto da me segnalato riguardo al dolore alla bocca e alla necessità di indagare in merito al perché mia madre non riesca a stare in piedi a causa del dolore al ginocchio e alla caviglia. Tutto rimandato al post ricovero, per altro senza accenno a suggerimenti terapeutici».
LE ACCUSE
Dumas non ha dubbi: è tutta una questione di budget. «Le cose sono andate così evidentemente per due ordini di ragioni: ossia non intaccare il budget del reparto e non gravare l'Usl di un'ulteriore spesa conclude dall'impegnativa da me consegnata emergeva infatti che l'indagine radiologica avrebbe potuto essere svolta in convenzione al San Camillo il 16 luglio, a un costo unitario inferiore rispetto al Ca' Foncello. Mentre le dimissioni al 12 luglio sono finalizzate a liberare un posto letto dopo aver risolto solo il problema emergenziale, disinteressandosi di approfondire il resto, per far posto a un nuovo degente. Dimettere anzitempo un paziente rimandando gli oneri delle successive visite ai familiari rappresenta un risparmio netto per la struttura: un degente in meno è un costo in meno, evidentemente».
Mauro Favaro
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