IL BRACCIO DI FERRO
TREVISO Il messaggio è eloquente: «Guai a chi ci

Venerdì 14 Dicembre 2018
IL BRACCIO DI FERRO
TREVISO Il messaggio è eloquente: «Guai a chi ci tocca», griffato con un simbolo riconducibile ai movimenti di protesta che gravitano attorno ai centri sociali. È comparso ieri mattina sul muro di Ca' Sugana che costeggia vicolo Sugana, a due passi dai Buranelli. Inevitabile pensare che il monito sia rivolto al sindaco Mario Conte che, sulla sua pagina Facebook, ha ironizzato: «Sono arrivati gli auguri di buone feste da parte dei centri sociali!». Il clima, insomma si scalda, anche se i ragazzi di Django chiariscono che con quella scritta non hanno nulla a che fare. E del resto, contrariamente alle loro abitudini, non hanno rivendicato nulla. In genere quando fanno simili provocazioni non negano e men che meno si nascondono. A ogni modo la Polizia locale sta indagando esaminando le tante telecamere della zona. Ma con Django la tensione sta salendo ugulamente.
L'INDAGINE
Proprio mercoledì la Polizia locale, sezione Commerciale, ha notificato a due associazioni inserite in Open Piave e riconducibili al centro sociale - Occupiamoci di Treviso e Camminantes - una serie di verbali e sanzioni per un valore che supera abbondantemente i diecimila euro. Una vera e propria stangata. Viene contestato un po' di tutto: mancanza di scontrini per le bevande acquistate nel bar dell'ex caserma Piave, spettacoli in ambienti non a norma, biglietti fatti pagare per ingressi teoricamente gratuiti, mancanza di cartelli per avvisare del divieto di fumare. Tante piccole e grandi cose registrate da vigili entrati in borghese, in tre occasioni diverse, fingendosi normali avventori. Sono andati in giro esaminando e prendendo nota di tutto, scattando anche delle foto. I verbali sono stati supportati anche dai pareri di Vigili del Fuoco e Usl. E oltre ad avere risvolti amministrativi, le sanzioni hanno anche riflessi penali per i responsabili delle due associazioni.
RESCISSIONE
«L'utilizzo dell'ex caserma Piave - osserva il sindaco Conte - è regolato da una convenzione firmata da Open Piave di cui anche Django fa parte. E sono loro i primi a non osservare quelle regole che si sono imposti. Inoltre non hanno nemmeno consentito l'ingresso nell'ex caserma di una pattuglia della Polizia locale. Ma i vigili sono tornati in borghese. Abbiamo mandato molte diffide perché non organizzassero eventi senza avere permessi e autorizzazioni, ma non le hanno mai seguite. Adesso, alla luce di tutte queste infrazioni, abbiamo dato mandato all'avvocatura civica di verificare se quella convenzione può essere rescissa. Il rispetto delle regole per certi locali è fondamentale, come dimostra la tragedia in discoteca ad Ancona». Secca la replica da Django: «La Polizia locale non è stata respinta ma accolta al cancello perché doveva solo notificare dei verbali - spiega Gaia Righetto - e tutto si è svolto nella massima tranquillità. È vero: ci hanno notificato delle multe. Ma è anche vero che qui c'è un percorso in itinere, tanti lavori li stiamo facendo, altri ne abbiamo fatti spendendo dei soldi. E se non si vogliono capire le potenzialità di questo progetto per meri scopi politici, ne prendiamo atto. Loro utilizzano i loro sistemi per contrastarci, noi utilizzeremo i nostri».
Dal centrodestra la condanna di Django e unanime: «Non siamo dei fessi - replica Davide Acampora (Fi) - stanno tirando la corda che, prima o poi, si spezzerà».
Paolo Calia
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