IL SUMMIT
TREVISO Tempo di fusioni interprovinciali. Se ne parla in Unindustria, come nei sindacati. E anche il mondo del volontariato pare destinato a imboccare la stessa strada. Non che sia contento di farlo. Ma la riforma del Terzo settore parla chiaro: può esserci al massimo un Centro servizi volontariato ogni milione di abitanti. Nella Marca si è a un passo. Però non è sufficiente. Così il Csv di Treviso potrebbe unire le forze con quello di Padova. L'argomento è stato al centro del Meeting provinciale del volontariato che sabato ha riunito oltre 300 rappresentanti delle associazioni trevigiane a Ca' del Galletto.
SI CAMBIA
«Il tema è particolarmente sentito spiega Edoardo Patriarca, deputato del Pd, già portavoce del Terzo settore ma invece di far battaglie bisogna provare a governarlo. Bisogna prendere atto che ci si deve riorganizzare perché le cose sono cambiate. Questo non vuol dire che le strutture provinciali andranno chiuse: si possono avviare delle collaborazione tra Csv di diverse province suddividendo le competenze. Bisogna sedersi attorno a un tavolo e iniziare a discutere». A Roma sono però convinti che l'unione sia cosa buona e giusta. Anche perché non ci sono più molte risorse da spartire.
LE NOVITA'
Ci sarà un unico fondo nazionale. Fino a oggi l'amministrazione dei finanziamenti derivanti dalle fondazioni bancarie spettava ai comitati di gestione regionali (Coge). Con la riforma, i Coge verranno sostituiti da organizzazioni nazionali e territoriali di controllo. E non è che qui la musica sia diversa. «Fino a 10 anni fa si parlava di 120 milioni fa il punto Patriarca per il prossimo anno, invece, ci saranno tra i 30 e i 40 milioni». La riforma prova a dare una mano prevedendo una serie di agevolazioni fiscali per quanto riguarda la sfera delle donazioni. «Ogni anno in Italia ci sono donazioni tra i 3 e i 4 miliardi di euro. Alla luce di queste cifre, sono state inserite agevolazioni fiscali significative».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TREVISO Tempo di fusioni interprovinciali. Se ne parla in Unindustria, come nei sindacati. E anche il mondo del volontariato pare destinato a imboccare la stessa strada. Non che sia contento di farlo. Ma la riforma del Terzo settore parla chiaro: può esserci al massimo un Centro servizi volontariato ogni milione di abitanti. Nella Marca si è a un passo. Però non è sufficiente. Così il Csv di Treviso potrebbe unire le forze con quello di Padova. L'argomento è stato al centro del Meeting provinciale del volontariato che sabato ha riunito oltre 300 rappresentanti delle associazioni trevigiane a Ca' del Galletto.
SI CAMBIA
«Il tema è particolarmente sentito spiega Edoardo Patriarca, deputato del Pd, già portavoce del Terzo settore ma invece di far battaglie bisogna provare a governarlo. Bisogna prendere atto che ci si deve riorganizzare perché le cose sono cambiate. Questo non vuol dire che le strutture provinciali andranno chiuse: si possono avviare delle collaborazione tra Csv di diverse province suddividendo le competenze. Bisogna sedersi attorno a un tavolo e iniziare a discutere». A Roma sono però convinti che l'unione sia cosa buona e giusta. Anche perché non ci sono più molte risorse da spartire.
LE NOVITA'
Ci sarà un unico fondo nazionale. Fino a oggi l'amministrazione dei finanziamenti derivanti dalle fondazioni bancarie spettava ai comitati di gestione regionali (Coge). Con la riforma, i Coge verranno sostituiti da organizzazioni nazionali e territoriali di controllo. E non è che qui la musica sia diversa. «Fino a 10 anni fa si parlava di 120 milioni fa il punto Patriarca per il prossimo anno, invece, ci saranno tra i 30 e i 40 milioni». La riforma prova a dare una mano prevedendo una serie di agevolazioni fiscali per quanto riguarda la sfera delle donazioni. «Ogni anno in Italia ci sono donazioni tra i 3 e i 4 miliardi di euro. Alla luce di queste cifre, sono state inserite agevolazioni fiscali significative».
Mauro Favaro
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