Estrae il coltello: «Voglio i miei soldi»

Domenica 24 Settembre 2017
Estrae il coltello: «Voglio i miei soldi»
IL RITRATTO
TREVISO Yassine Lemfaddel era tornato ad abitare a Treviso da qualche settimana. Con moglie e figlio, si era prima trasferito a casa dei genitori, poi aveva preso in affitto un appartamentino in viale Brigata Marche, a ridosso della ferrovia. Ci abitava da due giorni appena. Di Monselice, d'altronde, non ne voleva più sapere. E tanto meno della Lb Allia di Bagnoli di Sopra, l'azienda di sabbiatura per la quale aveva lavorato per qualche mese e nella quale è tornato ieri per riscuotere un credito: ne è uscito con un colpo di fucile nello stomaco e ora si trova ricoverato in gravi condizioni in ospedale. È andata a peggio al suo accompagnatore, il 38enne crotonese Francesco Mazzei, che ci ha rimesso la vita. Le tessere del puzzle non sono ancora state bene ricostruite, anche se la dinamica sembra chiara: Yassine si sarebbe presentato in fabbrica con un coltello, avrebbe ferito il titolare, il 28enne catanese Benedetto Allia, che ha aperto il fuoco su di lui e sul suo accompagnatore con un fucile.
IL LAVORO A BAGNOLI
Quel che è certo è che quell'impiego alla Lb non era uno dei tanti lavoretti trovati da Yassine, 29 anni, nato e cresciuto a Zenson di Piave. Uscito dal carcere dove aveva scontato 4 anni per violenza privata e violazione di domicilio (nel 2009 per sfuggirgli l'ex fidanzata si lanciò dalla finestra procurandosi una lesione vertebrale), aveva lavorato come rappresentante, venduto auto, e infine trovato una sistemazione nella ditta di sabbiatura. Era stato Salvatore Allia, padre di Benedetto, ad aiutarlo. Forse perché condividevano la dura esperienza del carcere. Salvatore, infatti, era in affidamento in prova dopo una condanna a 20 anni per omicidio e occultamento di cadavere: nel 2003, a Monfalcone, uccise il pierre di una discoteca, Paolo Grubissa. Tornato in libertà, aveva preso le redini dell'azienda intestata alla moglie Sandra e aveva accolto sotto la sua ala protettrice anche Yassine. Oltre a dargli un lavoro, lo aveva aiutato a trovare casa per sé e per la sua famiglia. Lo scorso maggio però, per Salvatore si sono aperte nuovamente le porte del carcere, questa volta a Vicenza: fine dell'affidamento, doveva scontare altri sei mesi per aver violato alcune restrizioni. La guida della LB era quindi passata alla moglie e al figlio Benedetto. Il rapporto tra quest'ultimo e Yassine però, stando a quanto successo in seguito, si è subito deteriorato. Il giovane trevigiano di famiglia magrebina, dopo pochi mesi esce dall'azienda, lascia Monselice e torna nella sua provincia natale. Avanzava del denaro? Non aveva accettato il licenziamento? Di sicuro c'erano in ballo dei soldi. Sta di fatto che ieri, armato di coltello, è tornato nel capannone della zona industriale di Monselice dov'è successo il finimondo (avrebbe ferito al braccio l'ex datore di lavoro) e dal quale è fuggito per raggiungere il bar dal quale ha chiesto aiuto agonizzante. Lemfaddel è stato raggiunto da un'ambulanza, intubato, e trasportato in ospedale dov'è ricoverato in prognosi riservata.
UN PASSATO DIFFICILE
Il passato di Yassine ha molte tinte buie ma chi lo conosce sostiene che ormai, dopo l'esperienza del carcere, ha sempre rigato dritto. Certo che i nervi saldi non li ha mai avuti. Oltre all'episodio dell'ex fidanzata 19enne, pordenonese, che per sfuggirgli rischiò di rompersi l'osso del collo (e che subì anche vessazioni psicologiche e molestie), il 29enne fu coinvolto in un pestaggio avvenuto all'interno del carcere di Pordenone. Durante l'ora d'aria vi fu una rissa tra detenuti, venne colpita anche una guardia penitenziaria, e Lemfaddel pagò con 4 mesi aggiuntivi per il pugno ma venne assolto per le botte agli altri carcerati. L'accusa ipotizzò che lo scontro fosse stato ideato da lui per far accettare la sua leadership all'interno della struttura, ma non fu mai dimostrato nulla. Anzi. Il suo legale, l'avvocato Guido Galletti, mise il dito nella piaga denunciando le precarie condizioni della struttura e Yassine si difese dicendo che stava facendo jogging e che non aveva aizzato nessuno.
Alberto Beltrame

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