Emanuela Petrillo non vuole sconti «I testimoni diranno che vaccinava»

Venerdì 23 Febbraio 2018
L'INCHIESTA
TREVISO «Emanuela Petrillo vaccinava correttamente e a confermarlo ci sarebbero numerose testimonianze, colleghi e colleghe, di Treviso, Spresiano e Codroipo, tutti pronti a confermare che nelle procedure seguite dall'assistente sanitaria non vi era nulla di sbagliato, né tanto meno di sospetto». È per questa ragione che il legale della 32enne, l'avvocato Paolo Salandin, ritiene che nel caso in cui venisse chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio, la Petrillo non chiederà nessun rito alternativo e sceglierà invece di andare a dibattimento, certa di poter provare la propria innocenza.
LE PROVETTE
Questa strategia difensiva si delinea a pochi giorni dall'arrivo dei risultati dell'incidente probatorio svoltosi lo scorso 20 novembre, l'esame sui quei 165 campioni di sangue relativi a pazienti che l'assistente sanitaria trevigiana, indagata dalla Procura di Udine per peculato, falso e omissione in atti d'ufficio, avrebbe dovuto sottoporre alla profilassi con il siero esavalente e anti morbillo e che invece secondo i magistrati friulani ha solo finto di vaccinare. «Ci sono tutte le condizioni - ha detto Salandin - per portare avanti questo processo fino alla Cassazione. Le tesi dell'accusa si basano infatti soprattutto su una valutazione statistica che noi contestiamo con fermezza, 165 provette di altrettanti pazienti che sono una frazione minima rispetto alle migliaia che sono state sottoposte al vaccino da parte della Petrillo. Questo non può rappresentare un campione significativo». Il legale dell'assistente sanitaria osserva inoltre che «quei campioni sono tutti relativi a sangue in cui il vaccino non ha attecchito. L'esito dell'incidente probatorio, così come è stato costruito, appare piuttosto scontato».
I TESTI
Ma la novità riguarda le testimonianze. Non ci sarebbe solo numeri e percentuali a schierarsi dalla parte di Emanuela Petrillo, licenziata dalla Ulss di Treviso, che ha deciso di agire davanti al giudice del lavoro contro il provvedimento disciplinare. L'asso nella manica in caso di processo consisterebbe piuttosto nelle testimonianze di chi ha lavorato con lei fianco a fianco, colleghi pronti a confermare che la donna effettuava le iniezioni in maniera regolare. Racconti che darebbero sostanza alla tesi della Petrillo, che ha sempre negato di essere contraria ai vaccini e anzi di ritenere la profilassi estremamente importante. «Va poi detto- puntualizza l'avvocato Salandin - che oltre al generico movente non si capisce quale possa essere stato il vantaggio che la Petrillo avrebbe tratto in relazione all'ipotesi di reato di peculato».
I DUBBI E LE ACCUSE
Allora come spiegare l'esito dei controlli a campione disposti e effettuati dalla Ulss di Treviso, che rilevano come nella maggior parte dei casi i vaccinati dall'assistente sanitaria abbiano un sangue che non contiene gli antigeni che dovrebbero svilupparsi dopo l'inoculazione della esavalente? Anche questo è un punto su cui la difesa della 32enne intende dare battaglia, attraverso una consulenza tecnica che mira a dimostrare come i numeri dei test siano di fatto compatibili con le statistiche relative alle persone che non reagiscono al vaccino. «Si tratta di valutazioni molto tecniche - sottolinea Salandin - che devono essere prese in considerazione con grande attenzione perché qui si rischia, come ho già detto, di fare giustizia su base statistica. Cosa che deve essere ritenuta per forza inaccettabile». Se arriverà il rinvio a giudizio non ci sarà quindi nessuna richiesta di rito alternativo, ad esempio un abbreviato o il patteggiamento, anche in considerazione delle richieste risarcitorie milionarie sia da parte della Ulss trevigiana che dell'Azienda Sanitaria di Codroipo in cui l'indagata ha prestato servizio dal 2009 al 2015.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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