Corruzione: al via il processo al finanziere Stefano Grassi

Mercoledì 14 Novembre 2018
IL CASO
TREVISO È iniziato ieri mattina a Treviso il processo che vede alla sbarra il capitano della Guardia di Finanza Giovanni Grassi, 56 anni, con un passato di servizio nella Marca, a Pordenone e Vicenza, rinviato a giudizio insieme alla sorella Matilde Grassi, 55 anni, e 10 imprenditori, di cui 5 della Provincia di Treviso. L'ipotesi accusatoria è quella di un giro di favori illeciti fra l'ufficiale e gli imprenditori che, grazie agli accessi non autorizzati di Grassi al sistema dell'anagrafe tributaria, avrebbero potuto contare su informazioni riservate e preziosissime e su un uomo di fiducia all'interno della Guardia di Finanza.
L'UDIENZA
Nel processo di cui ieri si è celebrata la prima udienza figura tra gli imputati anche il presidente degli industriali di Pordenone Michelangelo Agrusti, accusato di corruzione e falsa fatturazione insieme al manager pordenonese Giorgio Costacurta. A mettere nei guai Agresti, che si dice totalmente estraneo ai fatti, anche una intercettazione telefonica in cui si farebbe riferimento a presunte consulenze e informazioni richieste in merito ad un accertamento condotto dalla Guardia di Finanza di cui era stata oggetto l'azienda di Agrusti. Costacurta, manager di alcune imprese di proprietà del presidente degli industriali pordenonesi, tra cui la telefonica Onda Communication e la Action Mkt Trade e Consulting srl, sarebbe tra l'altro coinvolto in una operazione in cui la Action Mkt inviò ad una carrozzeria di Povegliano una fattura, datata 5 luglio 2012, per due treni di gomme destinati alle automobili di Grassi e della moglie. Nello stesso contesto sarebbe collocato anche un Iphone donato nel Natale del 2014 alla consorte del finanziere. Regali per i favori elargiti dall'ufficiale.
IMPUTATI ILLUSTRI
Alla sbarra, oltre a Grassi e al presidente di Unindustria Pordenone, sono finiti Franco Zorzi, 66 anni, della Zorzi spa di Quinto di Treviso e il vicentino Alessandro Bregolato, 56 anni, di Quinto Vicentino, rappresentante della Saiv spa, imputati di corruzione e falsa fatturazione; il vicentino Bernardo Capparotto, 72 anni, della Gold Planet srl e il trevigiano Andrea Pavanetto, 43 anni, della vicentina Clipp, accusati di corruzione e accesso abusivo in sistema informatico; il napoletano Gennaro Borriello, 52 anni, della Imefin spa per il solo accesso abusivo a sistema informatico. Infine, Dino Roberti, 48 anni, e Barbara Basset, 43 anni, dell'Autofficina Km sas di Povegliano sono accusati di corruzione ed emissione di false fatture. L'inchiesta prese avvio nel 2014 nell'ambito di un'indagine dei finanzieri vicentini su una presunta evasione fiscale legata alla vendita di oro in nero. È in questo contesto che durante un controllo della polizia stradale all'uscita autostradale di Vicenza Est vennero sequestrati oro e gioielli all'orafo vicentino Bernardo Capparotto. E spuntò il nome del capitano Giovanni Grassi, sospettato di complicità con l'orafo. Una decina gli episodi di corruzione, soldi favori e regali, che sarebbero emersi nel corso dell'inchiesta, tutti a cavallo tra il 2014 e il 2015. Due degli indagati erano usciti dal procedimento in corso dopo aver patteggiato.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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