Conte a Roma difende il decreto Salvini

Martedì 15 Gennaio 2019
IL VERTICE
TREVISO Unico sindaco veneto presente, uno dei cinque inseriti nella delegazione dell'Anci che ieri mattina è stata ricevuta dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per parlare di Decreto Sicurezza, ormai convertito in legge dello Stato. Un incontro voluto per rasserenare gli animi e ricucire il rapporto tra Governo e sindaci. Per Mario Conte andare a Palazzo Chigi assieme a Antonio Decaro (presidente Anci e sindaco di Bari), Enzo Bianco (ex sindaco di Catania e presidente consiglio nazionale Anci), Umberto Di Primio (sindaco di Chieti), Matteo Biffoni (sindaco di Prato), Chiara Appendino (sindaco di Torino), Roberto Pella (vicepresidente Anci e sindaco di Valdengo), Stefano Locatelli (sindaco di Chiuduno in provincia di Bergamo e responsabile enti locali della Lega), è stato già un successo personale e politico. E in più la ciliegina: la linea dei falchi dell'Anci, dei sindaci di Palermo e Napoli che non avrebbero voluto l'applicazione della legge firmata dal ministro dell'Interno, è naufragata: «Abbiamo portato delle proposte - ha ribadito Conte - che non prevedono alcuna modifica della legge, ma solo circolari applicative. Non ci saranno problemi».
I PUNTI
Tra le proposte portate dall'Anci le più importanti sono state la possibilità di mantenere l'accesso allo Sprar delle persone vulnerabili, l'applicazione di modalità uniformi per la presa in carico da parte delle Usl dei richiedenti asilo e il diritto a conoscere le persone presenti nei centri di accoglienza (età, numero di componenti e sesso). «Queste ipotesi - ha precisato Conte - erano comunque già al vaglio del Governo. Durante il vertice si è constatato ancora una volta come il decreto sicurezza rappresenti una strada positiva e concreta per risolvere definitivamente il nodo immigrazione, anche grazie ai dati che vedono gli sbarchi ridotti al minimo storico».
SPESE E ANAGRAFE
Al sindaco di Treviso interessavano soprattutto due punti: le spese sanitarie per gli immigrati che ricorrono ai servizi ospedalieri e la questione delle carte d'identità: «Per quel che riguarda le spese sanitarie - precisa - abbiamo chiesto una uniformità di comportamenti, visto che non in tutta Italia questi costi andavano in capo all'Usl. Adesso invece sarà così. Per noi sindaci una gran bella notizia». Superato anche il problema delle carte d'identità: «Adesso sarà sufficiente il domicilio della persona, quindi la struttura d'accoglienza che la ospita. Come sindaci non saremo più obbligati all'iscrizione all'anagrafe di persone che, nella maggior parte dei casi, se ne vanno». Sullo Sprar, il circuito della seconda assistenza pensata per chi esce dalla prima accoglienza, si è arrivati a un compromesso: resta in vigore, ma mirato alle persone vulnerabili quindi principalmente donne e, ovviamente, minori: «Fondamentale anche la possibilità data ai sindaci di poter entrare nei centri d'accoglienza e conoscere un po' tutto delle persone ospitate. Bisognerà sempre passare per la Prefettura, ma da questo punto di vista a Treviso non abbiamo problemi visti gli ottimi rapporti con il prefetto».
PERICOLO CLANDESTINI
Altro punto delicato, l'accusa mossa al decreto Salvini di moltiplicare il numero di clandestini: «Anche questo è stato smontato - sottolinea Conte - il Presidente del Consiglio e i tecnici del ministero sono arrivati all'incontro con dati e proiezioni. Con l'applicazione del decreto, diventato legge, non ci sarà alcun aumento di clandestini anche perché il numero degli sbarchi è drasticamente calato. Anzi l'effetto sarà migliorativo. Diciamo che è stata fatta una polemica strumentale. Ci siamo però dati un periodo di rodaggio, poi torneremo a parlare col Governo per valutare se c'è qualcosa da aggiustare».
Paolo Calia
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