Colautti chiama Forza Italia

Martedì 19 Settembre 2017
Colautti chiama Forza Italia
TRIESTE - «Il tema non è se Paride Cargnelutti e io andiamo con Renzo Tondo e Autonomia responsabile. Ma verificare se davvero, in tempi assai rapidi, possa nascere un'opzione nazionale di centro, ma senza bisogno di rinnegare nessuno».
Alessandro Colautti, che con Cargnelutti rappresenta Alternativa popolare in Consiglio regionale, viene accreditato come possibile candidato del Centrodestra alle Comunali di Udine, dove si voterà in primavera al pari che in Regione, tuttavia percorre una strada disseminata d'inciampi. La sua vocazione centrista gli impedisce passi falsi: insiste sulla necessità che l'evoluzione degli assetti attuali sia veloce quanto nitida, ma prepara le opzioni alternative. Tenendo presente che per il Parlamento si vota con il sistema proporzionale, mentre nella corsa per Trieste vige il maggioritario.
Nel guado con Alfano. «Anche qui in Friuli Venezia Giulia siamo stati un esempio di coerenza e di serietà nell'affrontare i problemi - spiega - senza rimuoverli con battute ad effetto come fanno altri». «Il problema - insiste - non è Alfano, ma le urgenze dell'Italia e della regione. Il nodo cruciale è uscire dalle logiche del ribellismo e della paura».
Ma prima di tutto «occorre capire se Ap abbia un futuro e quale tipo di futuro», mette le mani avanti. «Il Nuovo Centrodestra ha cambiato nome, ma bisognerebbe imprimere una svolta anche ai contenuti», poiché «o nasce una forza centrista in grado di stare fra Pd e Forza Italia nella probabile eventualità di un governo di larghe intese, oppure non ha senso».
Niente Election Day. D'accordo, ma come? «Aggregando le storie e le esperienze e tenendo presente la legge elettorale», risponde Colautti. I rumors accreditano le elezioni politiche fra fine febbraio e inizio marzo, ossia «un periodo incompatibile con quello previsto dal nostro statuto di autonomia per le elezioni regionali», che si svolgeranno di necessità in un momento successivo e presumibilmente ad aprile. Dunque delle due l'una: «O Alternativa popolare regge l'urto e si dà un ruolo nuovo, aprendo la prospettiva di una bella partita politica nazionale, oppure rischierà l'irrilevanza». Declinando tale assetto sul terreno regionale, «se in Fvg il candidato presidente dovesse risultare il leghista Massimiliano Fedriga, cosa farà una Forza Italia che a Roma avrà già dato vita con il Pd alla grande coalizione?».
Il veto leghista. Quanto alla ipotizzata aggregazione con la lista tondiana di Autonomia responsabile, «semmai si parlò a suo tempo di una co-fondazione centrista, ma qui la questione preliminare è capire se emergano le condizioni per associarsi in una coalizione di centrodestra o no». Colautti ripete che «non siamo tutti filo-populisti e «se Fedriga non ci vuole non vado nemmen`o a parlarci». Tutto ciò non significa che non si faccia un pensierino anche verso il Pd: «Certo, se il candidato fosse Sergio Bolzonello e con lui fosse praticabile un'area liberale in seno alla sua coalizione, allora l'opzione andrebbe valutata», replica senza tentennamenti.
Il caso Udine. Va bene tutto, ma al Comune di Udine come la mettiamo? Pare che il Centrodestra stenti a trovare una quadra. E difatti Colautti confessa che «pare di assistere alla proiezione di un film già visto, quel film che per tanti anni non ha portato nulla di buono alla coalizione». Il problema è che Fedriga non ci sente su una candidatura di Colautti medesimo a sindaco. E allora, per prima cosa, «mi spieghi come mai io ho la pellagra e invece non ce l'ha Enrico Bertossi, già potente assessore del Centrosinistra sotto Riccardo Illy e di recente presidente di una partecipata (Informest) sotto Debora Serracchiani».
La verità più evidente è che «in tutta la regione sta spirando un venticello in poppa al centrodestra, tuttavia a Udine persistono mura possenti che frenano tale tendenza». Tutta acqua al mulino del centrosinistra per una successione indolore con Enzo Martines dopo Honsell? «Se va avanti così, il rischio può diventare probabilità».
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