Celle strette: «Più ore all'esterno»

Domenica 13 Gennaio 2019
Celle strette: «Più ore all'esterno»
IL CASO
TREVISO «A Treviso ci sono più detenuti rispetto alla capienza standard. Ma la casa circondariale ha aperto le camere detentive: i carcerati, tranne alcuni casi particolari, beneficiano per 8 ore al giorno di attività compensative che ridisegnano lo spazio minimo vitale. Tra scuola, lavoro, corsi ed esperienze all'esterno si cerca quindi di fornire a chi sconta la pena gli spazi richiesti dalla corte di Strasburgo. E di evitare sconti eccessivi e risarcimenti». Tiziana Paolini è direttore del carcere di Baldenich a Belluno. Negli ultimi due anni ha assunto il ruolo di direttore vicario del carcere di Santa Bona, in sostituzione del direttore Francesco Massimo. E sulla vicenda dello sconto pena di 110 giorni ottenuto da Andrea Loro spiega come oggi il ricorso sia di prassi. «Quello di Loro non è un caso isolato, dopo la sentenza Torreggiani molti detenuti lo presentano. Ma non tutti i giudici di sorveglianza accordano lo sconto o il risarcimento pecuniario. Anche perchè le case circondariali cercano di intervenire con le attività compensative. Poi, anche in Italia, ogni tribunale ha la sua ratio. Per cui se presentare ricorso è sempre più frequente, non è così frequente che questo venga accolto».
SOVRAFFOLLAMENTO
Resta il problema delle carceri sovraffollate: nel caso di Loro l'accoglimento dell'istanza forse è dovuto anche ad altri fattori. «Non vorrei entrare nel merito della vicenda specifica, anche se sappiamo che si tratta di un incensurato e se la sua condotta carceraria è stata irreprensibile. Non intendo sostituirmi al giudice, e prendo atto di quanto stabilito. Che la popolazione carceraria sia superiore allo standard delle carceri è un fatto. Però dobbiamo anche dire che in Veneto si è conclusa da poco la costruzione del carcere di Rovigo, di cui anche Santa Bona ha beneficiato con il trasferimento pro tempore di alcune unità. E, sempre rimanendo nell'area Nordest, il carcere di Bolzano è in fase di completa ristrutturazione. Qualcosa, anche a livello strutturale si è fatto. Esistono realtà in cui si sta decisamente peggio». Il ricalcolo della corte di Strasburgo, obbliga però a rivedere i parametri della detenzione nazionale. E, nello specifico, di quella trevigiana. «La struttura di Santa Bona ha i limiti che conosciamo - prosegue Paolini - però difficilmente in altre strutture si opera come qui in termini di opportunità per i detenuti. Questo motiva il fatto che molti ricorsi non vengano accolti». Magari, quindi, lo spazio vitale è angusto, ma le attività all'esterno per 8 ore diurne compensano.
RISARCIMENTI
Il risarcimento pecuniario per i detenuti in libertà è una questione delicatissima. Queste cifre non potrebbero essere utilizzate per ampliare ed ammodernare le case circondariali? «Noi siamo funzionari e facciamo applicare la legge. Ci adeguiamo insomma. È chiaro che i detenuti nel carcere di Treviso, così come in quello di Belluno e nelle carceri italiane dovrebbero essere di meno. Se tuttavia la corte di Strasburgo ha punito l'Italia per violazioni, se ne deve prendere atto». Cercando soluzioni, Paolini non si sofferma sulla questione strutturale, piuttosto invoca iniziative a livello legislativo. «Il decreto svuotacarceri voluto dal ministro Orlando ha di fatto alleggerito la situazione. Oggi la liberazione anticipata speciale non è più prevista. Bisognerebbe lavorare di più sulla 199, la cosiddetta detenzione domiciliare per gli ultimi 18 mesi. Esisterebbero insomma strumenti normativi per salvaguardare la pena ed evitare concentrazioni eccessive di detenuti». Molti detenuti trevigiani sembrano decisi a seguire il percorso di Loro: sulla scrivania dell'avvocato secoli ci sono diversi ricorsi. «I legali tutelano i propri assistiti: la legge lo prevede. Ma a Santa Bona i livelli di vivibilità della detenzione sono garantiti».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci