Causa infinita: «Resistiamo per Edith»

Mercoledì 13 Dicembre 2017
Causa infinita: «Resistiamo per Edith»
IL CASO
VITTORIO VENETO «Lei, sulla porta di casa, che ci salutava. Questo ricordo, come il suo volto, è ancora stampato nella mia mente. Ma la sua voce, quella no, non la ricordo, sebbene poco prima di salire su quell'aereo ci avesse telefonato per l'ultimo saluto». Erich Piccoli aveva solo 11 anni quando, quel 13 dicembre di 22 anni fa, la mamma Edith Della Libera saliva sul volo Banat-Air 166 da Verona a Timisoara. Il bimotore Antonov 24 dopo 49 secondi si schiantò al suolo. Morirono 49 persone.
IL PRESAGIO
L'imprenditrice vittoriese, 35enne, aveva poche ore prima salutato sulla porta di casa dei genitori, a San Lorenzo, i due figli. All'epoca Erich aveva 11 anni, Alex 13. Il marito Renato, autotrasportatore, visto il maltempo le aveva telefonato chedendole di non prendere quel volo. Ma Edith, che periodicamente si recava in Romania dove aveva una delle sue fabbriche tessili, ormai aveva organizzato la trasferta. Ventidue anni dopo, la morte di questa giovane mamma e moglie è diventata per gli eredi un calvario giudiziario. Sebbene due sentenze abbiano stabilito che alla famiglia spettano quasi due milioni di euro, marito e figli hanno finora ricevuto solo alcune migliaia di euro dal ministero dei Trasporti più un acconto dalla Catullo Spa alcuni anni fa.
VUOTE PAROLE
Tra i familiari di Edith risuonano ancora le parole dell'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che incontrando il marito e la mamma di Edith disse loro: «Lo Stato non vi lascerà mai soli». «Oggi -afferma Renato- quelle parole suonano come una beffa». «Non è stato dato valore a persone che sono morte in un disastro che ha dei precisi responsabili» aggiunge il figlio Alex. «Ci sentiamo presi in giro» sintetizza Erich. La rassegnazione, a distanza di anni, non ha ancora avuto il sopravvento sulla voglia di avere giustizia. «All'epoca -ricorda Renato- ci proposero come risarcimento 250 milioni di vecchie lire. Noi e altri dicemmo di no. A distanza di anni -ammette- forse sarebbe stato meglio non andare avanti in questa battaglia legale, non fare questo processo. Alla fine anche noi siamo diventati vittime di quel disastro aereo. Ma dobbiamo proseguire, lo dobbiamo a Edith». «L'indennizzo -prosegue Alex- lo attendiamo dal ministero, il soggetto che abbiamo indicato con i nostri avvocati. Il punto è che il nostro caso non viene preso a cuore dalle istituzioni nonostante quell'aereo fosse stato autorizzato proprio dal ministero. Dunque, che si assuma le proprie responsabilità».
QUASI UNA BEFFA
Anche il versamento di 14mila euro al marito e di quasi 38mila ai figli, liquidato qualche mese fa, sa tanto di beffa: «Su quei soldi ci abbiamo pure pagato le tasse» sottolinea Renato, oggi pensionato. «E li abbiamo anche dovuti utilizzare per risarcire le spese di lite dell'agenzia Giubi Tour e della sua compagnia assicurativa, scagionate dai giudici di Appello. Noi quei soldi li abbiamo versati e subito» continuano i Piccoli. Come pure ricorda Erich abbiamo dovuto subito pagare i debiti dell'azienda di nostra madre che, dopo la sua morte, è fallita». Quindi tanta solerzia nel chiedere soldi ai cittadini, ma in caso contrario non viene riservato il medesimo trattamento. E l'attesa però rischia di protrarsi ancora a lungo. «Il papà di Edith -conclude Renato è morto senza ottenere giustizia. La madre ha 86 anni. Chissà se almeno i miei figli riusciranno ad avere giustizia».
Claudia Borsoi
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