Carte d'identità vendute: altri 7 indagati

Mercoledì 21 Novembre 2018
L'INCHIESTA
TREVISO Si allarga l'inchiesta della Procura di Treviso sul traffico di carte di identità utilizzate per far arrivare in Gran Bretagna cittadini albanesi. Da 19 sono infatti diventate 26 le persone nei confronti delle quali il sostituto procuratore Giulio Caprarola potrebbe chiedere entro dicembre il rinvio a giudizio per concorso in favoreggiamento dell'emigrazione clandestina. Per effetto dell'aggravante del profitto rischiano una condanna durissima, fino a 25 anni di carcere.
LA TECNICA
Nelle ipotesi della Procura, infatti, per una cifra che poteva arrivare anche a 800 euro i ragazzi, tutti italiani, residenti in provincia e che al tempo dei fatti (tra il 2014 e il 2015) avevano un'età compresa tra i 19 e i 26 anni, cedevano o affittavano la loro carta d'identità a una organizzazione criminale composta da albanesi che utilizzavano i documenti per far arrivare connazionali nel Regno Unito. Viaggi della speranza che ai criminali potevano fruttare fino a 10 mila sterline. «Mi servono altre carte d'identità, come le ultime. Un maschio e due femmine, stessa età di quelli di ieri»: a parlare al telefono è uno degli albanesi che faceva parte della cellula con la propria base operativa in un noto locale di Conegliano parte di un più vasto network dell'emigrazione clandestina dall'Albania alla Gran Bretagna ramificato non solo in Italia e che avrebbe avuto a capo un albanese 47enne e la moglie slovacca 35enne, arrestati lo scorso 10 settembre. «Non ce la faccio, è difficile, devi darmi più tempo» risponde l'intermediario. Si tratta di conversazioni finite nelle intercettazioni telefoniche che avrebbero inchiodato alcuni degli indagati.
LA RACCOLTA
A occuparsi di racimolare il maggior numero possibile di carte d'identità, su cui le foto originali venivano sostituite con quelle degli albanesi da far arrivare oltre Manica, erano proprio alcuni dei ragazzi italiani. Tra questi una 25enne, residente a Conegliano, che secondo le indagini era la più attiva nello scovare, all'interno della sua cerchia di amici e conoscenti, persone disposte a vendere documenti validi per l'espatrio. «Non ho tempo da perdere, mi devi trovare subito altre carte d'identità, ho altri persone da far viaggiare subito» le dice uno degli organizzatori del traffico al telefono. Detto, fatto.
IL PREZZO
A volte però l'urgenza costringe ad alzare l'offerta. E così dai 200 euro, prezzo medio per entrare in possesso di una carta d'identità, si sarebbe arrivati anche a 500-800 euro a documento. Gli albanesi che viaggiavano con carte d'identità contraffatte venivano fatti imbarcare su voli verso il Regno Unito negli aeroporti di Treviso, di Venezia, di Verona ma anche Orio al Serio. Salivano sui velivoli delle compagnie low cost, oppure venivano accompagnati direttamente al porto francese di Calais.
LA SVOLTA
A condurre gli inquirenti sulla pista giusta sono stati un paio di arresti compiuti a fine 2014. Si trattava di cittadini albanesi beccati mentre tentavano di passare la frontiera con le carte di identità contraffatte. Poi dalle verifiche si scoprì che nessuno dei documenti trovati in tasca a chi era finito in manette risultava denunciato come perso o rubato. È questa la circostanza più che sospetta da cui partì l'indagine della Procura Distrettuale di Venezia, che si avvalse di intercettazioni ambientali, video e telefoniche. Per i 26 giovani trevigiani la Procura Distrettuale, nell'inviare gli atti a Treviso per competenza territoriale, ipotizzò invece il falso. Ma una volta in mano al pubblico ministero Caprarola il capo di imputazione è diventato molto più grave. Nei giorni scorsi alcuni degli indagati si sono presentati per rendere deposizione davanti al magistrato, altri hanno inviato delle memorie. Entro la fine dell'anno dovrebbero arrivare le richieste di rinvio a giudizio.
Denis Barea
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