Caos Inps, maestra esodata

Martedì 20 Marzo 2018
Caos Inps, maestra esodata
IL CASO
TREVISO Si è improvvisamente ritrovata senza lavoro, senza stipendio e senza pensione. Insomma, senza più una sola entrata per riuscire a tirare avanti. Esodata dalla scuola, a tutti gli effetti. È l'incredibile vicenda che ha avuto per protagonista F. D., maestra elementare di 61 anni della zona di Conegliano. Dopo una vita passata in cattedra, credeva di aver definitivamente raggiunto la pensione. Tutto sembrava tornare. Ma pochi giorni dopo il collocamento a riposo da parte del ministero dell'Istruzione è arrivata l'amara sorpresa. L'Inps le ha infatti comunicato che il quadro dei requisiti non era completo. Le mancavano ancora quattro mesi di contributi. Quanto è bastato per bloccare l'erogazione della pensione.
VICOLO CIECO
Il nodo è emerso quando la 61enne era già stata formalmente messa fuori dagli organici. E così si è ritrovata di fatto in un vicolo cieco: non poteva tornare a insegnare, non poteva quindi prendere lo stipendio e non aveva titolo per incassare la pensione. Con le spalle al muro, si è rivolta alla Gilda degli insegnanti. «In modo prudente, l'insegnante aveva espressamente subordinato la domanda di pensione alla verifica del suo diritto specificano dal sindacato nonostante questo, si è improvvisamente trovata senza lavoro, senza stipendio e senza pensione. Il tutto senza alcuna responsabilità».
IL MINISTERO
La Gilda di Treviso guidata dalla coordinatrice provinciale Michela Gallina ha subito chiesto al ministero di reinserirla in servizio fino alla maturazione dei requisiti per poter andare in pensione. Cioè almeno per i quattro mesi mancanti: «Il problema è nato dal ritardo di comunicazione tra l'Inps e il ministero dell'Istruzione rispetto alla mancanza di requisiti alla data fissata per il pensionamento» sottolineano dal sindacato. La 61enne non avrebbe avuto problemi a continuare a insegnare in una scuola elementare della Marca. Ma il Miur ha risposto picche. E così la maestra, difesa dall'avvocato Innocenzo D'Angelo, ha fatto causa allo stesso ministero per ottenere il pagamento dei quattro mesi di stipendio persi.
LA SENTENZA
Adesso, dopo un anno e mezzo, il giudice del lavoro del tribunale di Treviso ha accolto il suo ricorso riconoscendo che era stata ingiustamente esodata e ha condannato il ministero dell'Istruzione a risarcirla con una somma pari appunto alle quattro mensilità perse. «In tutto ciò quello che emerge è che la mancata disponibilità dell'amministrazione nel venire incontro alle esigenze della dipendente, che si era resa disponibile a rientrare in servizio sottolineano dalla Gilda ha prodotto un danno erariale per lo Stato, trovatosi a dover pagare una spettanza senza aver usufruito dei servizi che l'insegnante aveva comunque offerto, oltre allo spreco di professionalità di una docente di lunga esperienza».
Mauro Favaro
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