Botte per scappare dopo la truffa alla sbarra la coppia dell'oro falso

Mercoledì 22 Marzo 2017
Rapina al Compro Oro di via Cairoli: slitta l'ora della resa dei conti per i due presunti responsabili del colpo, ritenuti responsabili di rapina e lesioni. Si tratta di Luigi Donzelli, 61 anni, di Napoli; e di Patrizia Boccolino, 52 anni, di Napoli. Il 5 giugno 2014 i due imputati, secondo la ricostruzione della polizia, sostenuta in aula dal pm Gabriella Cama, sarebbero inizialmente riusciti a raggirare la titolare del Compro oro Barbara Paronetto, di Giavera, rifilandole gioielli patacca in cambio di 920 euro. La titolare aveva poi deciso di effettuare un ulteriore controllo sui preziosi, usando un particolare reagente chimico, scoprendo che erano privi di valore. A quel punto la Paronetto, che aveva visto Boccolino allontanarsi con Donzelli al volante di un'Opel, si lanciava all'inseguimento dei due truffatori e li raggiungeva in un altro negozio, in via Oberdan, dove la coppia stava stavano cercando di mettere a segno un'ulteriore stangata ai danni di un commerciante trevigiano. «Ridatemi i soldi. I gioielli sono falsi», l'urlo lanciato dalla donna verso i due napoletani. I quali, nel tentativo di fuggire, spintonarono la titolare del Compro Oro, afferrandola per il collo e procurandole escoriazioni che i medici del Ca' Foncello giudicarono guaribili in una decina di giorni.
A quel punto i napoletani, assistiti in aula dagli avvocati Sergio Mottola e Giovanni Autiero, riuscirono a scappare ma la negoziante-detective, sebbene ammaccata, riuscì a registrare il numero di targa e a descriverli alla polizia. Grazie alla targa e all'identikit fornito dalla commerciante di Giavera, i poliziotti della Mobile di Treviso nemmeno due settimane più tardi riuscirono ad assicurare alla giustizia Donzelli e Boccolino.
Tra le tecniche usate da Boccolino c'era anche quella di chiedere ai compro oro di tenere aperta la porta del negozio: «Soffro d'asma -diceva- e ho bisogno di respirare aria fresca». Un trucco per poter fuggire rapidamente, ma che a Treviso non è bastato per evitare il processo per rapina.

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