Batterio killer, saranno richiamati 1400 pazienti

Venerdì 11 Gennaio 2019
LA PREVENZIONE
TREVISO Sono 1.400 i trevigiani operati al cuore tra il 2010 e il 2017 che verranno richiamati per scongiurare il rischio di nuove infezioni da Chimaera. Tanti sono quelli che nell'arco degli otto anni presi in esame dalla Regione, un lasso di tempo allungato per massima precauzione, sono stati sottoposti a interventi di cardiochirurgia che hanno previsto l'impiego del macchinario per la circolazione extracorporea di fabbricazione tedesca all'interno della quale sembrava annidarsi proprio il Mycobacterium Chimaera. Le persone in questione, come altre 8.600 in tutto il Veneto, riceveranno una scheda informativa contenente tutte le informazioni sui sintomi e l'indicazione dei numeri di telefono da contattare per gli eventuali approfondimenti clinici.
GLI INTERVENTI
Su questo fronte l'Usl della Marca si è già mossa. L'azienda sanitaria provinciale ha messo in piedi un ambulatorio specifico nell'unità di Malattie Infettive del Ca' Foncello, seguito da Pier Giorgio Scotton, primario della stessa unità, e da Roberto Rigoli, direttore della Microbiologia. Nel giro di poche settimane hanno chiamato oltre 500 persone. Tra queste, sono emersi tre casi sospetti. Sono stati sottoposti ad approfondimenti. Anche se i medici si attendono un esito negativo. In caso contrario, scatterà la terapia antibiotica. I tempi, comunque, non sono brevi: l'emocoltura specifica dura in tutto cinquanta giorni. Le risposte arriveranno verso la seconda metà di gennaio. «Un mese fa ricevevamo anche 40 telefonate al giorno fa il punto Rigoli adesso il timore si è attenuato. Oggi si fa avanti solo qualche persona al giorno». In Veneto fino a questo momento sono state registrate 18 infezioni, che hanno causato sei morti.
IL PRIMO ALLARME
Il problema è esploso con il caso di Paolo Demo, anestesista dell'ospedale San Bortolo di Vicenza, stroncato il 2 novembre del 2017 a 66 anni proprio da un'endocardite da Chimaera, che dopo alcune complicanze si era rivolto all'ospedale di Treviso. La sua è stata la prima famiglia a sporgere denuncia puntando il dito contro l'apparecchiatura per la circolazione extracorporea. Anche un trevigiano ha perso la vita: Gianni De Lorenzi, ex assessore di Nervesa, operato al cuore al Ca' Foncello nel 2015 e scomparso giusto un anno fa a causa di un'infezione originata dal Mycobacterium Chimaera, scoperta sei mesi prima. Assunta, sua moglie, ha già incontrato più volte i vertici dell'Usl della Marca. E sta valutando la possibilità di sporgere denuncia. Dal canto suo, l'azienda sanitaria sta mettendo a punto un dossier per evidenziare eventuali responsabilità dell'azienda produttrice del macchinario per la circolazione extracorporea. È il primo passo verso la denuncia, su cui deciderà la Regione, contro LivaNova, società inglese con polo operativo in Germania. «Stiamo raccogliendo tutti i dati necessari per valutare eventuali responsabilità della ditta che ha prodotto il macchinario ha rivelato Rigoli gli ospedali hanno seguito tutte le indicazioni che sono state date dalla stessa società dopo l'emersione del problema».
M. Fav.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci