Batterio killer: domani la verità sulla morte del 76enne

Martedì 12 Febbraio 2019
Batterio killer: domani la verità sulla morte del 76enne
TREVISO
(O.B.) «Ci dissero che l'operazione era andata bene, ma da quel giorno non è più stato bene». Solo l'autopsia, che verrà effettuata domani in ospedale a Belluno, potrà dare una prima risposta sulla morte di Franco Costa, il 76enne di Sala di Lamon, originario di Venezia, che il 24 ottobre era stato operato per la sostituzione di una valvola cardiaca al Ca' Foncello di Treviso. Il figlio, Daniele, la moglie Leda e i famigliari attendono l'esito dell'autopsia per dare l'ultimo saluto a Franco. Intanto la Procura, come atto dovuto, indaga contro ignoti per omicidio colposo, vista la segnalazione dell'Usl 1 Dolomiti.
GLI ACCERTAMENTI
C'è massima attenzione per i decessi di pazienti sottoposti a interventi con la macchina per la circolazione extracorporea cuore-polmone a Treviso. Nel macchinario si sarebbe annidato il batterio killer, Mycobacterium Chimaera, che avrebbe causato una serie di morti sospette per infezione. Così, quando giovedì 7 febbraio Franco Costa è deceduto in ospedale a Feltre, è scattata la segnalazione alla Procura. Ora il pm Katjuscia D'Orlando vuole accertare l'eventuale positività al batterio Chimaera del 76enne. E per farlo si è rivolta al medico legale Antonello Cirnelli che effettuerà l'autopsia e i prelievi dei tessuti.
IL DOLORE
La famiglia non avrà un proprio consulente e non si è affidata, al momento, a nessun legale. È chiusa nel proprio dolore, in attesa di poter dare l'ultimo saluto al 76enne. Era già pronta a celebrare i funerali, che erano già fissati con tanto di epigrafi pronte a uscire, quando è arrivato l'altolà della Procura. Una sorpresa: nessuno di loro aveva chiesto di indagare né aveva effettuato esposti. Nè il figlio Daniele, 47enne che abita a Lamon, né l'altro figlio Massimo, 51enne di Mogliano, né la moglie di Franco, Leda Pegorin. Daniele dice chiaramente che non ritiene possa esserci una connessione con il batterio killer. Linea già messa in chiaro dai vertici del Ca' Foncello di Treviso. Prima di tutto per i tempi: quell'infezione richiede molto tempo per manifestarsi. Poi il periodo in cui si è sottoposto all'operazione Franco (24 ottobre 2018): non corrisponde a quello tra il 2010 e il 2017 considerato a rischio per il Chimaera. «Certo mio padre dopo quella operazione - spiega il figlio Daniele - non è più stato meglio. Ci avevano detto che doveva sostituire la valvola, perché altrimenti l'aspettativa di vita non sarebbe stata molto lunga». Ma dopo l'intervento è vissuto poco più di 3 mesi. Tre mesi di calvario: prima la riabilitazione a Motta di Livenza, poi il ricovero all'ospedale di Feltre: in cardiologia e poi nella Terapia intensiva dove è spirato. Franco Costa aveva lavorato come impiegato all'Usl di Venezia. Dopo la pensione si era dedicato a tempo pieno alla sua passione: ovvero il Gruppo Folk La Gondola, che, negli anni 80 e 90, ha portato il folklore delle canzoni veneziane in Italia e nel mondo.
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