Avviso al governo: «Se perdiamo le nostre industrie chi creerà lavoro?»

Mercoledì 23 Agosto 2017
Avviso al governo: «Se perdiamo le nostre industrie chi creerà lavoro?»
«Io ai cinesi ho detto no». Bruno Vianello, fondatore e presidente della Texa di Monastier, rivela di aver ricevuto, qualche tempo fa, tramite emissari italiani, manifestazioni di interesse per la sua azienda da parte di alcuni grandi gruppi dell'Estremo Oriente. Proposte che testimoniano la rilevanza e l'apprezzamento a livello internazionale raggiunti dall'impresa di Monastier, leader nella progettazione e nella fabbricazione di sistemi di diagnostica per motori, ma che l'imprenditore trevigiano ha subito rifiutato, senza approfondire. «Credo moltissimo nella mia azienda. Per me, come per molti altri colleghi, è qualcosa che va al di là del valore economico, pur importante: è una passione, una grande avventura, soprattutto in un momento di profonde trasformazioni come l'attuale. Un'impresa non è solo dell'imprenditore. Ogni giorno chiedo ai miei collaboratori di dare il massimo per vincere queste sfide, come avrei potuto abbandonare sul più bello?».
L'acquisizione da parte di un gruppo cinese della Permasteelisa (il cui controllo, peraltro, già da tempo non era più italiano) riaccende il dibattito sullo shopping straniero di gioielli dell'imprenditoria nostrana. Vianello scorge un'aggressiva strategia in questo campo proprio da parte della Cina: «In una prima fase hanno attratto le nostre imprese laggiù e hanno così potuto avvantaggiarsi di competenze che noi abbiamo sviluppato in decenni. Ora, nella fase 2.0, vengono a comprare le aziende rimaste. Una volta si conquistavano i territori, oggi si conquistano le industrie». Per questo, pur senza mettere in dubbio il libero mercato, il patron della Texa sollecita qualche forma di difesa: «I nostri governanti devono fare attenzione. Se perdiamo le nostre industrie, chi creerà lavoro? Oggi, tuttavia, siamo di fronte a cambiamenti radicali, penso solo al mio settore, l'automotive, con i motori elettrici. Per certi versi, si ripartirà tutti da zero. Dunque abbiamo una grande opportunità».
Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso, invita però a guardare gli aspetti positivi: «L'interesse degli investitori stranieri è il riconoscimento del valore delle nostre imprese trevigiane e venete, della loro professionalità, del loro know out e questo è motivo di soddisfazione». In questo senso anche il giudizio sull'operazione Permasteelisa è favorevole: «La sede, l'operatività, l'occupazione vengono mantenute sul territorio. Grandland (la nuova proprietà, ndr) è un'azienda complementare a Permasteelisa e questo può favorire un ulteriore sviluppo, con ricadute positive anche per tutto l'indotto locale». Proprio questi requisiti fanno la differenza per la leader degli industriali trevigiani: «Ben venga chi arriva con un progetto industriale di sviluppo, le nostre imprese possono beneficiare di capitali anche esteri. Tutt'altro conto, chi ha solo intenzioni predatorie, per questo sosteniamo la legge proposta dal ministro Calenda per bloccare, a livello europeo, tali operazioni».

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