All'ex Piave Coffin for life la bara che è un inno alla vita

Mercoledì 18 Luglio 2018
IL PROGETTO
TREVISO Coffins for Life. Bare per la vita. E' già tutto un programma il nome della start-up nata dall'incontro tra Hartmut Finke, imprenditore tedesco, Fran Apprich, docente universitaria proveniente anche lei dalla Germania, e Talking Hands, il laboratorio di design gestito da una quindicina di richiedenti asilo all'interno dell'ex caserma Piave, dove ha base anche il centro sociale Django. Ieri è stato presentato il primo prototipo realizzato dai profughi. Un modo per rinascere attraverso il lavoro, esorcizzando la morte, dopo aver visto tanti compagni di viaggio perdere la vita nella traversata del deserto o del Mediterraneo.
MULTIUSO
Tecnicamente si tratta di una bara di legno. Ma può essere utilizzata anche in casa come tavolo, consolle, cassapanca e chi più ne ha più ne metta. L'unico limite è quello della fantasia. Dopotutto quelle prodotte dai richiedenti asilo arrivati a Treviso, ormai in buona misura fuori dai programmi di accoglienza dopo l'emissione di permessi umanitari, non c'entrano nulla con le casse da morto che si è abituati a vedere a queste latitudini. I loro lavori ribaltano il concetto di morte. Le bare sono colorate, variopinte e graficamente curate. «L'idea è di cambiare l'estetica e la percezione degli oggetti legati alla morte liberandoli da una concezione troppo austera e tradizionale spiega Fabrizio Urettini, riferimento di Talking Hands ci siamo ispirati in particolare alla tradizione del Ghana. Puntiamo a realizzare una collezione di casse da morto caratterizzate dal design essenziale e da interventi di makeup grafico, diventati un segno di distinzione di Talking Hands. Bare per i morti, ma anche per i vivi, perché si prestano a essere utilizzate anche come oggetti d'uso domestico». Finke, Apprich e Urettini si sono incontrati a febbraio: «Eravamo stati nel carcere femminile della Giudecca per avviare dei progetti con le detenute spiega Apprich, docente che ha lavorato per lungo tempo a Dubai da lì siamo entrati in contatto con Talking Hands e abbiamo deciso di mettere in piedi la start-up». Adesso i richiedenti asilo di Treviso realizzeranno altri prototipi. A cui si aggiungeranno delle urne cinerarie. Finke, imprenditore di Amburgo nel settore alberghiero, ha messo a punto un business plan ad hoc. «Il 50% degli utili verrà destinato a esperienze di imprenditoria sociale, come appunto Talking Hands per creare nuove opportunità di lavoro e di promozione di iniziative di solidarietà».
M. F.
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