«Accoglienza sì, ma per chi rispetta le regole»

Mercoledì 22 Novembre 2017
«Accoglienza sì, ma per chi rispetta le regole»
IL CASO
TREVISO Accoglienza si, ma per chi rispetta le regole. È fermo il commento del prefetto Laura Lega al caso dei richiedenti asilo, arrivati nella Marca da Cona, che si sono rifiutati di varcare i cancelli della caserma Serena. «Qui ci sono regole precise e ferree, che devono essere rispettate - ha detto ieri pomeriggio il prefetto durante l'incontro con i richiedenti asilo dell'ex caserma di Casier scesi la scorsa settimana a San Pietro, dal Papa -. Spero che quando parlate ai vostri amici, facciate capire anche questo». Il riferimento non è casuale: alcuni dei pentiti di Cona, in particolare i 6 richiedenti asilo che dopo la marcia verso Venezia e il trasferimento fuori provincia hanno deciso di tornare nell'ex base di Conetta, hanno riferito che, tra i migranti, si parla dell'ex Serena di Casier come di una prigione. «Qui a Cona siamo liberi - ha detto un giovane nigeriano -, non siamo prigionieri. Nessuno ci impedisce di muoverci». E forse è proprio per gli orari di entrata e uscita dalla caserma, così rigidi nella Marca e in particolare alla Serena, avrebbero scoraggiato i richiedenti asilo che sabato sera non sono scesi dal pullman arrivato a Casier da Venezia, rimasto posteggiato al parcheggio del cimitero di San Lazzaro finché non sono state trovate soluzioni alternative. «Le condizioni standard che garantiamo sono elevate - ha ribadito lunedì il prefetto Lega - e abbiamo garantito l'accoglienza per tutti coloro che sono stati ripartiti dal Ministero».
STRUMENTALIZZAZIONI
I profughi arrivati a Treviso nei giorni scorsi dopo aver lasciato il mega centro di Cona, non solo non volevano essere trasferiti in un altro grande hub, ma in molti hanno avuto da ridire sulle altre strutture cui sono stati indirizzati, dal Ferrohotel del Circolo Hilal alla Casa Rosa delle Stiore. E qualche attrito è stato registrato persino alla Caritas. «Qualcuno ha promesso loro appartamenti nuovi e addirittura soldi cash - spiega un operatore - ma la realtà dei fatti, ovviamente, è ben diversa». «Li hanno illusi» hanno detto all'unisono nei giorni scorsi questore, prefetto di Venezia e vescovo di Padova, puntando il dito contro i sindacati di base che hanno guidato la marcia dei migranti di Cona. «Ci siamo iscritti al sindacato, abbiamo ritirato le tessere - hanno raccontato i rifugiati agli operatori - aiutando a trattare con prefetto e questore. E a qualcuno hanno regalato tessere telefoniche». Una situazione non certo facile insomma: da un lato un centro accoglienza fatiscente, quello di Cona, dall'altro la necessità di rimanere con i piedi per terra accettando la realtà dei fatti e delle strutture disponibili, non senza però criticare eventuali mancanze e incoerenze di un sistema d'accoglienza che ancora presenta inevitabili difficoltà.
I CONTROLLI
«Tutto è perfettibile, ma la Prefettura - ha spiegato ieri il prefetto Lega - fa costantemente controlli di gestione in tutte le realtà del territorio. Ai migranti dico: rispettate le regole, evitate le tensioni sociali e cercate di studiare al meglio l'italiano: per farvi capire dalle persone che incontrate e per avere delle opportunità di lavoro».
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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