Volantini pesanti, l'ex sindaco Piva è stato assolto

Mercoledì 17 Ottobre 2018
Volantini pesanti, l'ex sindaco Piva è stato assolto
IL CASO
ROVIGO Bruno Piva aveva trionfato nelle elezioni comunali del 2011. E ieri ha celebrato una nuova vittoria, questa volta giudiziaria anche se squisitamente dal sapore politico, visto che si trovava a processo a rispondere dell'accusa di diffamazione che gli era stata mossa dal senatore Domenico Romeo e dalla figlia Nadia, costituiti parte civile. Proprio per alcuni volantini distribuiti nella campagna elettorale di sette anni fa.
Come ha stabilito il giudice Mabel Manca nella sua sentenza di assoluzione con formula piena dell'ex sindaco, difeso dall'avvocato ed ex vicesindaco Ezio Conchi, per uno dei due volantini incriminati «non ha commesso il fatto», mentre per l'altro «il fatto non sussiste». Il pm, invece, aveva chiesto una condanna a un anno di reclusione.
IL CONTENDERE
Qual era il contenuto dei volantini? In uno compariva la foto del candidato sindaco del Pd, sfidante di Piva, Federico Frigato, insieme a quelle del senatore e alla figlia. E la scritta: «Si scrive Frigato si legge Romeo. Rodigini volete essere governati dai Romeo?». Nella sua arringa Conchi ha sottolineato come, se c'è qualcuno che doveva sentirsi sminuito, era Frigato: «Si lasciava intendere che alle sue spalle ci sono due cavalli di razza dal punto di vista politico, due personaggi notevoli, che lo mettono in secondo piano e non lo rendono una figura nuova».
È l'altro volantino, in particolare, ad aver spinto il senatore Romeo ad andare avanti con la querela. Nella parte superiore, infatti, la scritta «Basta con clientelismi e vecchiume sinistri. Lo fa anche FrEgato», affiancava una foto di Frigato con un fumetto: «Speravo di trovarmi con una Giulietta e invece mi ritrovo ancora con Romeo».
GLI AUTORI
Il volantino risultava ciclostilato in proprio dalla lista Destra per il Polesine. Il primo, invece, risultava prodotto dal Pdl e recava la scritta mandatario Bruno Piva. Per questo l'ex sindaco è stato incalzato dalle domande del pm quando ha spiegato che non aveva visto il volantino fino a quando non glielo aveva mostrato Romeo, e sul perché non avesse querelato chi aveva utilizzato il suo nome: «A mio avviso c'era nulla di grave», ha risposto.
L'ex senatore Romeo, che insieme alla figlia era assistito dall'avvocato Caterina Furfari, nella precedente udienza aveva spiegato che in particolare la parola clientelismi lo aveva profondamente offeso: «È stata infangata in modo infame la dignità della mia famiglia. Ero un socialista moderato. Dal 1994 ho deciso di abbandonare la politica attiva, anche se ho sempre continuato a occuparmi di politica. Ma se mi sono autoescluso dal potere, come faccio a fare clientela?».
Dopo la sentenza, una cavalleresca stretta di mano.
F.Cam.
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