Viaggi fantasma dei Tir in Slovenia

Mercoledì 19 Dicembre 2018
La Stemafer era un'azienda bunker, ha spiegato il comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria Roberto Atzori, «perché anche i fornitori per accedere dovevano chiamare telefonicamente prima per accordarsi sull'orario di arrivo e per farsi aprire il cancello: per questo in una fase d'indagine abbiamo dovuto travestirci da addetti di Polesine Acque, utilizzando il furgone come cavallo di Troia per accedere all'appartamento usato come ufficio e raccogliere elementi fondamentali». Tutto era stato architettato nei dettagli, tanto che per coprire i falsi trasferimenti di rottami venivano comunque inviati camion, anche se senza alcunché caricato nei cassoni, fino in Slovenia, dove c'era un magazzino che veniva tenuto aperto da dipendenti anche se dentro non è mai entrato nulla. Il sistema era ripetuto a ciclo continuo: una partita di merce veniva fatturata in favore delle società di comodo nazionali che a loro volta fatturavano alle società di comodo estere che, al termine di vari passaggi, concludevano il ciclo rivendendo la stessa partita alla Stemafer. Le indagini sono state particolarmente complicate per le triangolazioni con società estere, iniziate nel 2013 dopo l'introduzione del limite a mille euro del prelievo in contanti, per poter continuare a spostare soldi in nero. Era stato proprio questa strana apertura all'estero, insieme ad altre discrepanze emerse da attività di verifica del mercato dei materiali ferrosi, a far scattare i primi accertamenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci