Rovigo boccia la fusione dell'acqua

Venerdì 21 Aprile 2017
Rovigo boccia la fusione dell'acqua
Rovigo dice no alla fusione fra Polesine Acque e Centro Veneto Servizi. Un risultato non certo inatteso, quello emerso dal voto del consiglio comunale, ma non per questo meno significativo. Il Pd ha scelto la via dell'astensione, mentre i sì sono arrivati solo dai tre consiglieri della Lista Menon, dal capogruppo di Forza Italia Vani Patrese e dai due consiglieri di Presenza Cristiana, la formazione politica dell'assessore Antonio Saccardin. Compatto il blocco leghista, che ha alzato la mano insieme ai centristi, al tosiano Antonio Rossini, al Movimento 5 Stelle e al consigliere di Coscienza Comune Livio Ferrari. In tutto: 20 no, 6 sì e 4 astenuti.
Un quadro politico che, inevitabilmente non ha fatto mancare le frizioni interne alla maggioranza, anche queste preventivate. In particolare fra i due consiglieri di Forza Italia presenti, il capogruppo Patrese e Giacomo Sguotti. Il secondo, infatti, annunciando il proprio voto contrario ha detto: «Come Forza Italia voto no: Forza Italia sono anch'io». Questo ha suscitato la reazione di Patrese: «il capogruppo sono io, parla per te. La mia convinzione rimane tale: smentisco Sguotti, il voto di Forza Italia sarà favorevole». I toni si sono ulteriormente accesi quando Sguotti ha ironizzato sul compagno di partito: «Non ho capito perché il voto favorevole, non ha detto nulla». «Meglio di te che dici tante stupidaggini», lo ha interrotto il capogruppo. Ma i veleni in maggioranza sono scorsi anche con i due consiglieri di Presenza Cristiana, in particolare fra lo stesso Sguotti e Alba Rosito. Tuttavia, nonostante la sostanziale convergenza con le opposizioni, anche il sindaco ha usato toni battaglieri ed arrembanti, in particolare dopo che il consigliere Pd Andrea Borgato ha usato il termine «politichetta».
«I ricatti sono iniziati dopo che ho vinto le elezioni ha detto Bergamin - Con una strada precisa da percorrere. Mi è stato detto il treno è partito, vedi solo di collocarti sopra, un posto in più. Ma sono il sindaco, mica uno zimbello. Non ci sto. Accettare una fusione, così come era stata proposta, avrebbe svalutato in modo tremendo il nostro territorio. Vogliamo parlare degli interventi di urgenza? Vogliamo guardare chi aveva gli appalti di Polesine Acque? Chi l'ha gestita? Politichetta è quando un componente del cda si dimette per partecipare a una competizione elettorale, la perde e torna in quel posto Oggi non stiamo mandando al patibolo nessuno, domani mattina non accadrà nulla e le persone oneste, soprattutto intellettualmente, potranno riprendere un cammino di confronto e di analisi interrotto con la sfiducia del sindaco che mi ha preceduto, ma politicamente iniziato prima».
«Speravo che sindaco si risparmiasse soliti slogan elettorali, il dibattito era stato sereno. Ci si poteva dare una strategia e questo purtroppo non è avvenuto. Ma la memoria non si perde a seconda di quando fa comodo: lei e il suo partito fate parte del passato, lei era anche il braccio destro del segretario provinciale e ha partecipato a tutte le trattative. Lei non è nuovo», ha replicato la capogruppo del Pd Nadia Romeo, interrotta più volte dai «dici bugie del sindaco».
A parte le frizioni, i motivi della contrarietà alla fusione espressi dai consiglieri dei vari schieramenti sono stati sostanzialmente quelli già emersi nel decalogo che era stato illustrato mercoledì, fra gli altri, dall'assessore Susanna Garbo. «Una fusione non paritaria fra due società analoghe: non possiamo permettere la marginalizzazione di Rovigo che passa dal 16% al 3% di quote e non avrebbe nemmeno la sede, con il Polesine al 22% complessivo a fronte del 78 dei padovani. Rischiamo di essere colonizzati».
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