Palpeggiatore seriale a processo

Mercoledì 24 Ottobre 2018
FINE DELL'INCUBO
ROVIGO È stato rinviato a giudizio il palpeggiatore seriale che, lo scorso novembre, aveva allungato più volte le mani sui sederi delle ragazze che correvano lungo la pista ciclopedonale Baden-Powell. Ha colpito di sera e di mattina, scegliendo, come lui stesso avrebbe ammesso, le vittime fra le più avvenenti che vedeva passare. E, in particolare, due ventenni e una 38enne. Quest'ultima, apprezzato avvocato, è proprio la donna che, coraggiosamente, d'accordo con la polizia, ha accettato di fare da esca, vincendo la propria ritrosia a tornare in pista ciclabile dopo essere stata palpeggiata da dietro una prima volta il 23 novembre ed essere stata nuovamente avvicinata, il giorno dopo dalla stessa persona. Poi risultata essere Patrik Pergega, 21 anni, operaio, originario del Kossovo.
Ieri il giudice per le udienze preliminari Pietro Mondaini ha deciso che ci fossero elementi a sufficienza perché tutto venisse affrontato in un processo. A difendere il giovane è l'avvocato Federica Doni. Mentre l'avvocato vittima dei palpeggiamenti e parte attiva nel riuscire a incastrarne l'autore si è costituita parte civile affidandosi alla collega Elena Perini. La prima udienza è fissata per il 20 giugno prossimo.
PALPEGGIATORE SERIALE
Il primo palpeggiamento venuto alla luce, è quello del 15 novembre, verso le sette di sera quando un giovane, con il cappuccio della felpa calato sulla testa e una sciarpa a coprire il volto, ha allungato una mano sul sedere di una 20enne, allontanandosi poi in bici, lasciando la giovane attonita per la molestia subita, tanto da scappare senza chiamare la polizia, presentandosi in Questura per la denuncia solo il giorno successivo. Il 21 novembre, il secondo episodio, verso le 20. La giovane vittima, dopo essere corsa a casa ha poi sporto denuncia in Questura, ricorrendo però anche alla denuncia virtuale attraverso un post su Facebook. Il 23 novembre, questa volta alle 7 di mattina, le mani del giovane si sono poi allungate per stringere il gluteo sinistro, internamente, vicino ai genitali, della giovane avvocato. Alle sue urla di terrore, il giovane sarebbe poi fuggito in bici, ma una passante avrebbe poi detto di averlo incrociato e di averlo riconosciuto come il giovane che aveva notato due giorni prima mentre si masturbava sotto il ponte della Tangenziale. Il 24 novembre, sempre di mattina, l'avvocato è stata avvicinata nuovamente dal ventunenne in bici, ma il fatto che avesse preso in mano il telefono per chiamare il 112 lo aveva fatto fuggire. Ecco, allora, la trappola, scattata il 28 novembre, con l'intrepido avvocato, tornata sul luogo del delitto, in costante contatto telefonico con la polizia, nuovamente avvicinata, dopo il ponte del Bassanello, dal giovane in bici. Alle sue domande, questo, è scappato via, ma il ghiaccio lo ha fatto volare sull'erba a fianco della ciclabile. L'avvocato si è avvicinato continuando a porgli domande, avendo già avvisato la polizia e cercando di guadagnare tempo. Ricevendo in cambio risposte minacciose: «Ti do un pugno, giuro che ti butto dentro e ti annego», aveva detto indicando l'Adigetto. Ma la trappola era scattata e per lui è arrivata la denuncia.
Francesco Campi
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