Medici obiettori, il caso in Parlamento

Lunedì 20 Marzo 2017
Medici obiettori, il caso in Parlamento
L'interruzione volontaria di gravidanza, in Veneto è una vera e propria odissea, come testimonia il recente racconto, rilasciato in esclusiva a Il Gazzettino, della 41enne che ha dovuto peregrinare per 23 ospedali per veder riconosciuto quanto sancito come diritto dalla legge 194. I numeri dicono che la percentuale di ginecologi nelle strutture pubbliche venete supera il 76%. In Polesine è ancora maggiore, sfiorando l'80%. Con il caso limite di Adria, dove nel 2015 si arrivava al 100%: tutti e cinque i ginecologi in servizio erano obiettori. Le cose, per la verità, sono migliorate già dallo scorso anno con 2 non obiettori su 8 nell'ex Ulss 19. Non tanto dissimili le cose in quella che era l'Ulss 18 dove, fra Rovigo e Adria, si contavano solo 5 medici non obiettori su 17. Una percentuale decisamente alta, che preoccupa l'onorevole Pd Diego Crivellari: «La legge 194 che dal 1978 stabilì diritti per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza in Veneto e anche in Polesine stenta ad essere applicata. Nei mesi scorsi è stato da più parti evidenziato come la nostra Regione, tra quelle del Nord, vanta la percentuale più alta di ginecologi obiettori, il 76,7%».
Per questo Crivellari ha presentato un'interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin per chiedere «se sia a conoscenza della situazione venutasi a creare nel territorio veneto, con particolare riferimento a strutture come quelle di Adria, e quali iniziative intenda mettere in atto per garantire che la legge 194 possa essere applicata con regolarità». Secondo il parlamentare polesano, «il dato è allarmante: la grande maggioranza di ginecologi e anestesisti che lavorano nel servizio pubblico si dichiara obiettore di coscienza, come evidenziano i dati dello stesso Ministero della Salute, e in molti ospedali sono costretti a ricorrere all'assunzione di specialisti a gettone per garantire il rispetto della 194, emanata anche per contrastare gli aborti clandestini.
Secondo un report dell'Associazione Luca Coscioni, una singola Azienda sanitaria locale, per una sola seduta settimanale, deve sborsare 3.200 euro al mese per un ginecologo esterno. Il recente accoglimento da parte del Consiglio d'Europa del ricorso presentato dalla Cgil sulla violazione dei diritti delle richiedenti l'interruzione volontaria di gravidanza e dei medici che non fanno obiezione riconosce come, nonostante la legge 194, l'accesso all'aborto rimanga nel nostro Paese spesso complicato».
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