Medici in fuga, reparti a rischio Raccolta di firme da inviare a Zaia

Sabato 23 Febbraio 2019
Medici in fuga, reparti a rischio Raccolta di firme da inviare a Zaia
L'ALLARME
ROVIGO I medici che nel 2018 hanno lasciato l'Ulss 5 sono stati più di 70, per pensionamento o per passare ad altre strutture pubbliche o private. E già nei primi mesi di quest'anno, insieme a chi va in pensione appena raggiunti gli anni di servizio previsti, è annunciato l'addio di 4 anestesisti e 4 medici dai Pronto soccorso di Rovigo e Adria.
È una vera e propria emorragia di personale, hanno detto i rappresentanti sindacali alle professioni sanitarie e amministrative che ieri nell'auditorium dell'ospedale civile di Rovigo si sono riunite in assemblea per iniziare la sottoscrizione (sono circa 300 le firme già raccolte) di un documento unitario e di una lettera al prefetto e alle istituzioni locali e regionali sulle criticità che il settore della sanità sta vivendo in Polesine.
DOCUMENTO
«Il documento e la lettera - ha detto il segretario generale della Fp-Cgil Davide Benazzo - servono ad arrivare a un tavolo di confronto con la Regione». «La situazione è drammatica e a livello regionale non si sta molto meglio - ha spiegato il dottor Francesco Chiavilli, per Cimo medici - Era noto che non ci sono specialisti per coprire le carenze di organico e questa programmazione spetta a Regione e università con le scuole di specializzazione». Poi, in pratica, succede che in Polesine «ci sono concorsi che vanno deserti perché mancano i medici specializzati e perché la situazione locale è poco appetibile. Un cambio di programmazione ora porterebbe risultati, forse, solo tra 5 anni. Nel frattempo si rischia di arrivare a soluzioni drastiche». Vale a dire, ha concluso Chiavilli, che se i servizi non saranno integrati «alcuni potrebbero venire chiusi».
I SINDACATI
In questa situazione le professioni sanitarie e amministrative si stanno muovendo come «una squadra che lavora insieme per il diritto alla salute e per la qualità delle prestazioni sanitarie», ha detto la segretaria territoriale della Uil-Fpl di Rovigo Mariella Rossin. «Qui la Regione non sta investendo - ha aggiunto Carlo Cogo della Cisl Funzione pubblica - Il piano socio-sanitario è il documento chiave per dire che tipo di sanità pubblica si vuole dare, e il Polesine merita particolare attenzione perché i residenti sono soprattutto anziani». Nel biennio 2019-2020 il riparto per la gestione della sanità polesana prevede l'assegnazione di oltre 863 milioni di euro dalla Regione, che tuttavia, riferiscono le rappresentanze sindacali, ha ridotto a 507 il fabbisogno minimo di medici da raggiungere nel prossimo triennio, mentre la Direzione generale dell'Ulss polesana l'aveva certificato a quota 533. Perché la riduzione? Motivi economici, si dice. «Ma se in partenza se ne tagliano 26 - spiegano i rappresentanti sindacali - significa che il Piano regionale certifica una volontà politica di drastico ridimensionamento degli ospedali del Polesine». «È in chiara evidenza un passaggio di testimone dalla sanità pubblica a qualcosa di economicamente più vantaggioso e politicamente più forte - ha ammonito Mariella Rossin - Il rischio è il depauperamento della sanità pubblica». Se 533 è il dato del fabbisogno minimo di medici, gli stessi sindacati rivendicano che la dotazione organica, rispetto ai 620 previsti, ora ne conta in servizio circa 480.
«Ricorrere a contratti atipici e richiamare chi è in pensione per contratti di sostituzione sono solo soluzioni tampone», ha detto la rappresentante provinciale Anaao Assomed Nicoletta Santipolo. Mentre i gettoni interni, cioè chiedere al personale medico dipendente di svolgere maggiori ore di lavoro rispetto a quelle contrattualizzate, può mettere a rischio la salute dei pazienti e dei medici per i maggiori carichi di lavoro, hanno ricordato Piero Di Pasquale per gli anestesisti rianimatori Aaroi e l'oncologa Carmen Barile per la Uil.
Nicola Astolfi
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