Massacrata e bruciata In due all'ergastolo

Giovedì 21 Giugno 2018
L'APPELLO
VENEZIA Il barbaro omicidio di una giovane di appena 19 anni, ma con un fisico minuto e tratti dolci che la facevano sembrare ancora più giovane. Tanto da farla definire la prostituta bambina. La sua morte ha dato vita a una lunga vicenda giudiziaria, costellata dai colpi di scena. Uno anche ieri, nonostante si sia trattato di una conferma della condanna di primo grado all'ergastolo pronunciata dalla Corte d'Assise del tribunale di Rovigo nei confronti di Sergio Benazzo, idraulico di Villadose, 42 anni, e Gianina Pistroescu, sua ex compagna romena, 43 anni.
La sentenza arrivata ieri, dopo due ore e mezzo di camera di consiglio, nell'aula bunker di Mestre, dalla Corte d'Assise di Appello di Venezia, presieduta dal giudice Elisa Mariani con relatore il giudice Michele Medici, è sì stata preceduta da altre tre sentenze dello stesso segno. Ma anche, lo scorso 22 maggio, da una requisitoria da parte della pubblica accusa davvero inattesa e dirompente.
LA SORPRESA
Il Procuratore generale vicario Giancarlo Buonocore, infatti, aveva chiesto l'assoluzione per entrambi gli imputati: per Benazzo per non aver commesso il fatto, mentre per Pistroescu perché sarebbe risultata insufficiente la prova che lo avesse commesso. Non solo, ma senza giri di parole, aveva demolito gran parte del castello accusatorio, non valutando attendibili i due testimoni cardine, a cominciare da quella su cui tutto si è incentrato, Jana Serbanoiu, che divideva la cella del carcere romeno con la Pistroescu e ha riferito una confessione che questa le avrebbe fatto, raccontando dettagli giudicati conoscibili solo a chi effettivamente fosse stato presente ai fatti.
L'accusa ha bollato come inaffidabile anche Claudia Malagugini, che ha detto di aver visto Paula alla locanda Valmolin a Crespino. È proprio qui che secondo la ricostruzione accusatoria, la ragazza si sarebbe prostituita negli ultimi tempi della sua breve esistenza, sfruttata da personaggi rimasti nell'ombra e mai individuati. Gli stessi che l'avrebbero massacrata di botte, quando lei, ribellandosi, sarebbe fuggita a Villadose, da Benazzo, che l'aveva ospitata nel periodo precedente insieme a Gianina, accompagnandole entrambe a prostituirsi in strada, in zona Fiera, a Ferrara.
Il pestaggio sarebbe avvenuto alla presenza e con la partecipazione di Benazzo e della Pistroescu. A casa dell'idraulico, tuttavia, gli inquirenti non hanno trovato tracce di sangue nemmeno con il Luminol. L'omicidio è stato consumato in modo efferato: colpi di martello sul viso, fino a farle saltare i denti e romperle il naso, calci, pugni, martellate e ferite d'arma da taglio al petto, forse con un forcone. Poi, le fiamme. Non è stato possibile appurare se il fuoco abbia avvolto la ragazza mentre era ancora in vita. Il suo corpo straziato fu trovato in una golena del Po, sulla sponda ferrarese, a Zocca di Ro.
L'INCHIESTA
Ed è stata la Procura di Ferrara a condurre le indagini, che avevano portato, il 17 luglio 2012 alla doppia condanna all'ergastolo di Benazzo e Pistroescu da parte dalla Corte di Assise di Ferrara, confermata il l 7 giugno 2013 dalla Corte di Assise di Appello di Bologna. Dalla Cassazione, però, il 16 luglio 2014, tutto è stato annullato per incompetenza territoriale, visto che Paula sarebbe stata massacrata di botte a Villadose. Il fascicolo, quindi, viene spedito per competenza alla Procura di Rovigo e tutto, formalmente, riparte da zero, dalla fase delle indagini preliminari, affidate all'allora sostituto procuratore Davide Nalin.
Il nuovo processo di primo grado, questa volta davanti alla corte d'Assise di Rovigo, si è chiuso l'otto febbraio 2017, con una nuova condanna all'ergastolo, la terza. Confermata ieri dalla Corte d'Assise di Appello di Venezia. Le motivazioni arriveranno fra tre mesi.
Francesco Campi
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