LE CANDIDATURE
ROVIGO Sette nomi per sette posti. E con la scelta del sindaco

Martedì 16 Gennaio 2018
LE CANDIDATURE ROVIGO Sette nomi per sette posti. E con la scelta del sindaco
LE CANDIDATURE
ROVIGO Sette nomi per sette posti. E con la scelta del sindaco di Rovigo Massimo Bergamin che è ricaduta su una persona di sua assoluta fiducia: il sindaco di Rovigo Massimo Bergamin. Con la politico già in fibrillazione per le imminenti elezioni, c'è stato non poco lavoro di diplomazia per arrivare a una lista unitaria da sottoporre all'assemblea di venerdì di Acquevenete, quando i soci, ovvero i 110 sindaci che compongono la nuova compagine nata il primo dicembre scorso dalla fusione di Polesine Acque e Cvs, eleggeranno il nuovo consiglio d'amministrazione.
BERGAMIN AUTO-CANDIDATO
Secondo quanto stabilito, la presidenza e tre consiglieri spettano alla parte di là dall'Adige, mentre alla componente polesana sono assegnati la vicepresidenza e due consiglieri. E se per il ruolo di consigliere la scelta è caduta su Alessandro Ferlin, l'ex sindaco di Lendinara che da presidente di Polesine Acque l'ha traghettata nel non agevole percorso verso la fusione, e su Antonio Bombonato, sindaco Pd di Costa, anche lui con un ruolo di pacere nei mesi scorsi. Meno accomodante, invece, era stata la posizione del sindaco di Rovigo che, anzi, era stato il capofila del no alla fusione. Anche in consiglio comunale aveva guidato la sua maggioranza verso il voto contrario, con tanto di attriti interni a Forza Italia, divisa al suo interno. Poi, quello che, sia l'opposizione a Palazzo Nodari, che i suoi precedenti compagni di viaggio hanno definito senza mezzi termini improvviso e incomprensibile voltafaccia. Col senno di poi tutto appare più comprensibile.
POSIZIONE CONTROVERSA
Vero è che la sua posizione, proprio in merito alla fusione dell'acqua, ha provocato maremoti anche all'interno della Lega. E che queste diatribe hanno contribuito a far sì che oggi, a microfoni spenti, più di un esponente delle forze politiche che sostengono la sua Giunta, parli della sua posizione di sindaco come sempre più a rischio. E, sfumato il sogno di una candidatura a Roma, ecco che Bergamin torna con i piedi per terra. O, per meglio dire, nell'acqua, visto che ha deciso di sfruttare la possibilità di nomina del vicepresidente di Acquevenete per fare il suo stesso nome. Anche se si tratta di un incarico ben poco retribuito, con circa 500 euro di rimborsi, i maligni già vociferano che sia un modo per garantirsi in caso di eventuali disarcionamenti. A comporre la lista, poi, i tre consiglieri espressione dell'altra metà della società: Emanuele Barbetta, sindaco di Sant'Elena, già consigliere di Cvs, Anastasia Nadiuzzi, consigliere comunale di Ponte San Nicolò, e Paola Fortuna, sindaco di Pojana Maggiore, in rappresentanza della quota vicentina, anche lei già presente nel cda di Cvs. Il ruolo di presidente, per chiari meriti conquistati sul campo, visto che è stato il primo motore della fusione, va a Piergiorgio Cortelazzo, presidente uscente di Cvs.
PRESIDENTE CONFERMATO
«La lista unitaria spiega lo stesso Cortelazzo è chiaramente un motivo di orgoglio, perché conferma che siamo riusciti a superare le divisioni per remare tutti uniti nella stessa direzione». Se da un lato si gode i risultati del lavoro sul campo, dall'altro deve fare i conti con acque ben più agitate. Quelle azzurre di Forza Italia, che guida a livello provinciale come commissario. Al fermento pre-elettorale, con la corsa alle candidature, si somma il maremoto che potrebbe abbattersi sulle Amministrazioni dei due principali Comuni del Polesine, quelli di Rovigo e Adria, alle prese con equilibri sempre più precari. Ad Adria, in particolare, le tensioni sono alle stelle proprio attorno alla posizione del vicesindaco azzurro, Simoni. «Aspettiamo di vedere cosa succede nel consiglio comunale, ora è impossibile fare commenti o previsioni», taglia corto sibillino Cortelazzo.
Francesco Campi
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