L'export è precipitato Agrolimentare in crisi

Lunedì 21 Gennaio 2019
L'INDAGINE
ROVIGO Nel 2018 le esportazioni del veneto sono cresciute ulteriormente e fra gennaio e settembre, le vendite all'estero hanno raggiunto un volume di i 47 miliardi, seconda regione italiana dopo la Lombardia, con il 14% dell'export nazionale.
Se la locomotiva del Nordest si è nuovamente messa in modo, ci sono dei vagoni che restano attardati e uno di questi è rappresentato proprio dal Polesine. La provincia di Rovigo, infatti, si conferma l'ultima fra le sette sorelle per quanto riguarda i volumi di esportazioni, ben più che doppiata dalla penultima, la provincia di Belluno. Nei primi 9 mesi del 2018, secondo i dati di dell'Ufficio di statistica della Regione su dati Istat, il made in Rovigo venduto fuori dai confini assomma a 1,1 miliardi, quello di Belluno a 2,9, quello di Venezia a 3,7, quello di Padova a 7,4. Senza contare, poi, Verona con 8,5 miliardi, Treviso con 10,1 e Vicenza addirittura con 13,2, che rientrano nella top ten delle province italiane.
IL CONFRONTO
Se sul valore assoluto c'è ben poca storia, non va meglio se si guarda alle dinamiche congiunturali. Proprio insieme a Belluno, infatti, Rovigo è l'unica realtà veneta a far registrare una flessione rispetto allo stesso periodo del 2017, meno 0,7%. Il calo è più sensibile per Belluno, meno 1%, mentre sull'altro fronte a trainare la crescita complessiva ci pensano Venezia, Treviso e Padova, che hanno fatto registrare, rispettivamente, un più 6%, più 5,4% e più 4,5%. Crescono, anche se in modo meno roboante, anche Vicenza, più 1,6%, e Verona, più 1,4%.
Il risultato veneto, si spiega nel focus della Regione, «è sostenuto dall'incremento delle vendite oltre confine dei prodotti manifatturieri, che rappresentano la quasi totalità delle esportazioni regionali, con risultati diversificati, quanto a intensità di crescita, rispetto ai diversi comparti. Analizzando l'export delle principali attività economiche si osserva una sensibile variazione positiva, pari al più 6,2%, per la meccanica, che si conferma il comparto più rilevante dell'export regionale. Positiva anche la performance delle comparto moda (più 2% rispetto ai primi nove mesi del 2017), che si trova al secondo posto nella classifica regionale delle vendite all'estero, con un'incidenza superiore al 17%. Risultano meno brillanti i risultati di altri due importanti settori dell'export veneto: più 0,8% per il settore chimico (gomma, plastica e farmaceutica) e solo più 0,3% per le produzioni agroalimentari. Appaiono in leggero rallentamento (meno 1,6%) le vendite estere del comparto delle strumentazioni mediche e dell'occhialeria»
IL DETTAGLIO POLESANO
Guardando alle dinamiche settoriali dell'export polesano, una buona parte della flessione che ha portato il totale da 1,4 a 1,1 miliardi nei primi nove mesi dell'anno, si può addossare al calo che hanno registrato le vendite all'export dell'agricoltura, che nei primi tre trimestri del 2017 valevano 71 milioni di euro, nello stesso periodo del 2018 appena 41 milioni. Un calo ancora più netto sul fronte dei prodotti alimentari, che perdono 50 milioni passando da 138 a 88. Una voce che nel 2015 era arrivata a valere, nei primi tre trimestri dell'anno, ben 211 milioni.
Le contrazioni hanno riguardato anche il manifatturiero, a cominciare dalla prima voce delle esportazioni, quella di macchinari e apparecchiature, passata da 293 milioni a 200, così come la chimica, secondo pilastro del made in Polesine, passata da 184 milioni a 153, nonché la produzione di articoli in gomma e materie plastiche, altra voce forte, che è scesa da 125 a 101 milioni. Difficile riuscire a trovare un campo con il segno più, a testimonianza di una flessione generalizzata dell'intero sistema Polesine.
I Paesi verso i quali si indirizzano le produzioni rodigine sono, nell'ordine, Germania, Francia, Spagna, Romania, Austria, Usa, Svizzera e Regno Unito, Paesi Bassi e Portogallo. Tutti con flussi in calo. Aumentano, invece, le vendite verso il Brasile, da 8 a 22 milioni, verso la Grecia, da 18 a 19, e verso l'Algeria, da 5 a 12 milioni.
Francesco Campi
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