L'ANALISI
ROVIGO Nessuno aveva fatto una previsione così alta. Nemmeno gli

Martedì 24 Ottobre 2017
L'ANALISI
ROVIGO Nessuno aveva fatto una previsione così alta. Nemmeno gli organizzatori stessi credevano di poter raggiungere percentuali così elevate. Eppure il Sì nel referendum per l'autonomia del Veneto ha superato il 98 per cento e il quorum è stato raggiunto con il 57,2 per cento di votanti. A festeggiare è soprattutto la Lega Nord, il vero promotore di questa tornata referendaria, perché quel 98% rappresenta un sostegno solidissimo alla politica del governatore Luca Zaia per trattenere in Veneto maggiori risorse economiche. Ma dopo i fiumi di prosecco delle ore post scrutinio, con la mente più lucida e riposata è ora di analizzare il risultato provincia per provincia.
CONTROTENDENZA
E Rovigo non ha fatto una bella figura se si considerano le prerogative: unico capoluogo veneto a conduzione leghista, il cui sindaco Massimo Bergamin è vicepresidente della Liga Veneta, con l'assessore regionale a Territorio, Cultura e Sicurezza polesano doc, Cristiano Corazzari. In molti da fuori Rovigo si aspettavano un exploit proprio dalla terra fra i due fiumi, con una frenetica corsa alle urne, invece si è arrivati al 49,9%. Pochi voti, ma sufficienti a portare il Polesine all'ultimo posto in una ipotetica classifica con le altre province venete. L'umore di Stefano Falconi però è tutt'altro che abbattuto. Il segretario provinciale del Carroccio e assessore del Comune di Rovigo sorride per il risultato di ieri guardandolo in un'ottica più ampia rispetto al risultato del solo Polesine.
SODDISFAZIONE
«Sono molto felice, è un grande risultato dice Falconi , nonostante la diaspora degli ultimi tempi. Rivolgendomi ad Azzalin (consigliere regionale Pd, ndr) gli dico che anche lui beneficerà di questo cambiamento. La provincia rodigina è stata la peggiore? Non credo, a tradire sono stati i comuni lungo il Po, vicino all'Emilia Romagna: ci sono mancati solo 200 voti». In maniera più pacata anche il consigliere Antonio Rossini di Fare! sostiene sia spiacevole una così bassa affluenza perché almeno si poteva «votare per dare un significato rilevante e giustificare la spesa e non era un voto politico, era un test per tutti».
LA REPLICA
A Falconi risponde a distanza proprio il consigliere regionale democratico Graziano Azzalin: «L'unico capoluogo amministrato da un sindaco leghista è il solo, insieme a Padova, dove non è stato raggiunto il quorum. È un segnale non solo per Bergamin, ma anche per il Partito Democratico: laddove è stata fatta una campagna elettorale entrando nel merito, parlando dei contenuti, la propaganda è stata smontata. Perfino a casa dell'assessore regionale Corazzari: a Stienta si è registrato infatti uno dei dati più bassi di tutto il Polesine, appena il 41,2%». Si mette al suo fianco la compagna di partito Giorgia Businaro, consigliere comunale a Palazzo Nodari: «La Lega ha fatto molti incontri e manifestazioni in questa provincia, ma il risultato è tutt'altro che soddisfacente». Molto critico nei confronti del risultato anche Demis Scarpecci, di Fratelli d'Italia, che chiede ci sia più attenzione ai veri temi della politica: «Alla luce di questi dati, non sappiamo quanta forza potranno avere le ragioni del Veneto e della Lombardia a Roma». Daniele Chiarioni, sindaco di Occhiobello, commenta la scarsa affluenza alle urne dei suoi concittadini e il futuro dopo il voto, auspicando in un ampi tavolo tecnico a cui possano prendere parte le istituzioni locali. «Mi auguro che, al momento della discussione sui poteri da delegare alla Regione, il tavolo sia allargato a rappresentanti istituzionali di Province e Comuni, in modo da non passare dal centralismo di Roma a quello di Venezia, ma a una visione di autonomia concertata con gli enti locali. La percentuale tiepida che si è registrata a Occhiobello, ma anche in altri paesi di confine, invece, credo sia dovuta al fatto che abbiamo molti residenti di origine ferrarese non particolarmente interessati a esprimersi sull'autonomia del Veneto».
Alberto Lucchin

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