Il vescovo: «Un momento di crescita per le comunità»

Sabato 18 Agosto 2018
LA NUOVA DIOCESI
ROVIGO Un numero maggiore di cambiamenti rispetto agli scorsi anni, per mancanza di vocazioni (dieci i novizi in seminario, ma ancora nessuno ordinato sacerdote negli ultimi tre anni rispetto ai 21 degli undici anni di servizio del suo predecessore monsignor Soravito), per avvicendamenti d'età e altre motivazioni, per un totale di 27 parrocchie interessate, hanno portato il vescovo della diocesi di Adria e Rovigo, monsignor Pierantonio Pavanello, a riorganizzare le parrocchie polesane.
L'OBIETTIVO
«Abbiamo avuto l'esigenza di ripensare la geografia delle unità pastorali per mettere in atto delle soluzioni che non fossero tampone, ma che potessero durare nel tempo - spiega monsignor Pavanello -, con la prospettiva di impostare il lavoro in diverse zone. Certo, ci sono state scelte poco convenzionali, dato che normalmente un parroco resta in carico una decina di anni, ma che si sono rese indispensabili nel piano generale. Comprendo pienamente che resti del dispiacere da parte dei cittadini e anzi da un certo punto di vista lo apprezzo: è indice che c'è attaccamento al proprio prelato da parte della comunità e significa che il parroco ha operato bene, ma purtroppo ci sono situazioni urgenti che hanno portato a questi provvedimenti. Ho avuto occasione di incontrare molti laici che hanno capito il senso di tali disposizioni, affrontando il cambiamento in maniera positiva, come momento di crescita».
PERCORSO DI RIFORMA
Smentite e ridotte a mero pettegolezzo le illazioni su un suo trasferimento a Roma, monsignor Pavanello ha intrapreso da ottobre, con una serie di letture distribuite nelle parrocchie, tra cui la principale dal titolo Ripensare il volto delle comunità cristiane, il percorso di riforma che ha portato a tali decisioni, grazie all'aiuto degli stessi parroci che hanno accettato di vivere assieme in situazioni di corresponsabilità, ma anche di provare nuove esperienze in realtà differenti. «Certo, c'è una parte di popolazione che magari farà più fatica a comprendere il quadro generale - continua il vescovo -, però è in atto un importante passaggio a una forma nuova di chiesa, diversa dal passato. Realtà vicine come Padova e Vicenza si sono trovate ad accorpare unità di 15-20mila abitanti, mentre noi siamo arrivati, un po' per la stessa fisionomia del territorio, più tardi a questo cambiamento e ora forse ne subiamo il contraccolpo. La provincia di Rovigo vive in maniera sensibile pure il problema dello spopolamento e ci sono comunità piccole che da sole fanno fatica a reggere. Mi sono preoccupato anche di zone lontane, come quella piccola parte più a sud che è l'isola di Ariano, portando un nuovo parroco nella figura di don Fabio Padovan, che andasse a sostituire il precedente che era arrivato ad 83 anni. Sta cambiando il mondo, cambia la società e deve farlo anche la Chiesa. Una volta si voleva una struttura vicina per le difficoltà di spostamento, ora chi sente la necessità di una propria ricerca religiosa non ha difficoltà a macinare chilometri per trovare ciò che risponda in maniera più piena alle sue necessità».
A.Gar.
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