Ex Asm Onoranze, quattro licenziamenti

Mercoledì 14 Marzo 2018
IL CASO
ROVIGO «È un fatto gravissimo, non riesco a trovare le parole per spiegare il senso di rabbia e dolore: ho appena ricevuto la notizia che quattro dipendenti di Asm Onoranze Funebri, ora passata nelle mani di un privato, sono stati licenziati in tronco».
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Alla consigliere comunale del Pd Giorgia Businaro trema la voce mentre racconta di aver appena parlato con uno di questi dipendenti, che aveva a fianco a sé la moglie che piangeva e che le ha spiegato di aver ricevuto proprio ieri mattina la raccomandata con la quale veniva interrotto il suo rapporto di lavoro con la srl che fino allo scorso novembre era al 90% di proprietà pubblica. E più precisamente, del Comune di Rovigo che ne controllava il 90% attraverso la sua partecipata Asm spa, della quale possiede il 100%.
UNICA OFFERTA
Una volta messe a bando le quote con il prezzo a base d'asta fissato in 454.500 euro, a novembre era arrivata una sola offerta, da parte della Mkm, società iscrittasi al registro delle imprese il mese precedente e formata da quattro socie, ognuna con quota versata di 25mila euro: Anna Bonagurio, Roberta Brasolin, Laila Kilzie e Anna Mantovani. La cifra messa sul piatto era stata di 460mila euro, pagabili in 60 rate mensili. A questo punto, però, è entrata in gioco la Lorandi spa, proprietaria del rimanente 10% delle quote, che ha fatto valere il proprio diritto di prelazione e ha eguagliato l'offerta aggiudicandosi così l'intera proprietà.
GRUPPO BRESCIANO
Il passaggio al gruppo di Nuvolera, in provincia di Brescia, colosso della fabbricazione di casse funebri con oltre 140 dipendenti e un fatturato che nel 2016 si è attestato di poco al di sotto dei 20 milioni di euro, sembrava essere un approdo in grado di offrire maggiori garanzie occupazionali. Così, a quanto pare, non è stato.
VENDITA CONTESTATA
La scelta di alienare le quote non aveva mancato di sollevare critiche e preoccupazioni da parte dei sindacati e delle opposizioni. Con la consigliere Businaro in prima fila: «Quando a luglio si è discusso della cessione, avevo evidenziato la questione delle tutele per i dipendenti, insieme ad alcuni appunti di tipo più prettamente politico. Avevo proprio sottolineato come si stesse giocando con la vita dei dipendenti. Mi era stato risposto che c'erano delle garanzie. Ma anche a settembre, quando la vendita era stata confermata, avevo ribadito la mia posizione di contrarietà. E a novembre ho partecipato al sit-in di protesta al quale i sindacati, insieme ai dodici lavoratori hanno dato vita proprio sotto Palazzo Nodari, ma senza che il sindaco li degnasse nemmeno di un secondo di attenzione, per evidenziare la loro paura di poter essere licenziati una volta che la società fosse venduta a privati. Che è proprio quello che è accaduto. E questo, dopo quanto è accaduto nei mesi scorsi, con gli appelli ripetuti, il tentativo di conciliazione in Prefettura, dinnanzi ai quali l'amministrazione comunale si è comportata come un muro di gomma, è di un'estrema gravità».
Businaro aggiunge che «il sindaco e Alessandro Duò, che è stato piazzato alla guida di Asm, di questo devono rispondere davanti a tutti e soprattutto davanti a quelle famiglie che hanno messo in ginocchio. La responsabilità è anche in capo a quei consiglieri comunali che senza farsi domande hanno votato quanto era stato deciso dal sindaco e da Duò. Chi li paga ora i mutui ai lavoratori che sono stati lasciati a casa? Chi li aiuterà a mantenere i loro figli? Chi offre loro garanzie di sostentamento dopo che qualcuno ha giocato sporco con il loro futuro ipotecandolo?».
LA PROMESSA MANCATA DI DUÒ
Giorgia Businaro è un fiume in piena. «Al convegno sulle società partecipate organizzato dal Gruppo Bachelet il 23 gennaio, che ho moderato, Duò a precisa domanda aveva detto che non c'era alcun problema per i lavoratori. Lo dica ora, di fronte a quelle famiglie che non sanno come affrontare il domani».
Francesco Campi
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