Due anni per maltrattamenti

Giovedì 17 Gennaio 2019
Due anni per maltrattamenti
IL PROCESSO
ROVIGO È arrivato a prendere per il collo la moglie durante uno dei suoi tanti scatti d'ira, di fronte ai figli piccoli, con uno dei due che non ha esitato a intervenire, scagliandosi contro il padre con calci e pugni per cercare di separarlo dalla mamma e allontanarla dalle sue braccia protese verso la della donna gola. Ma non è stato un fatto isolato. Perché risulterebbero esserci stati, infatti, numerosi episodi di varia natura, ma sempre provocati dalla rabbia scomposta dell'uomo, dai quali emergerebbe un quadro familiare fatto di offese, minacce, urla, gesti violenti, oggetti scagliati, esplosioni colleriche.
VANDALISMI IN CASA
L'uomo, un 51enne originario di Arquà Polesine, avrebbe perfino compiuto atti di natura quasi vandalica nei confronti della moglie, alla quale avrebbe per esempio versato in più occasioni dello zucchero nel serbatoio dell'auto per lasciarla a piedi. Comportamenti ripetuti che, oltre a portare all'inesorabile naufragio del loro rapporto di coppia, hanno fatto finire a processo con l'accusa di maltrattamenti in famiglia il 51enne, nei confronti del quale ieri è arrivata una condanna in primo grado a una pena di 2 anni, sospesa con la condizionale. Il marito violento, infatti, secondo quanto riportato nel capo d'imputazione, avrebbe maltrattato in più occasioni e anche davanti ai figli minori sua moglie, sia durante la convivenza che dopo la separazione, con continui atti vessatori, come urla, lanci di oggetti, «sedie come se fossero coriandoli», distruggendo un tavolo e un letto matrimoniale in legno massello, sollevandolo e scagliandolo a terra facendo un buco anche nel pavimento in legno, così come anche la porta della cameretta della figlia, minacce come «stai calma sennò è la fine» o come «non me ne andrò mai di casa, perché è mia, piuttosto la brucio», insulti e frasi offensive come «sei la più brutta porcheria del mondo», e anche violenze fisiche.
ESASPERAZIONE
Una situazione insopportabile per la donna, che alla fine ha denunciato il marito, costituendosi poi parte civile nel processo contro di lui, assistita dall'avvocato Laura Giolo. Nell'udienza di ieri è stato ascoltato come testimone anche uno psicologo, che ha spiegato di avere svolto vari incontri con il 51enne per fare in modo di stabilizzare il suo umore. Ma le ripercussioni psicologiche del suo comportamento, che sarebbe andato avanti fino al 2014, sarebbero state pesanti soprattutto per la moglie, che avrebbe vissuto, come sottolineato dall'accusa, rappresentata ieri in aula dal pubblico ministero Marika Imbimbo, in «una durevole e perdurante sofferenza, umiliazione, privazione, timore per l'incolumità propria e dei figli, timore protrattosi anche dopo la cessazione del rapporto di convivenza e tale da determinare un grave disagio continuo e incompatibile con normali condizioni di vita».
RISARCIMENTO
Il giudice Mabel Manca, nella sua sentenza, ha condannato l'uomo anche al pagamento di un risarcimento di 10mila euro nei confronti della donna, oltre al pagamento delle spese di lite.
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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