«Crisi idrica, evento eccezionale»

Sabato 17 Novembre 2018
«Crisi idrica, evento eccezionale»
EMERGENZA ACQUA
ROVIGO La crisi idrica è stata colpa delle piene dell'Adige che hanno smosso il letto del fiume e intorbidito l'acqua. Il consiglio comunale monotematico di ieri pomeriggio, richiesto da Ivaldo Vernelli (M5s) e altri nove consiglieri, ha affrontato il black-out idrico di Ognissanti. Vi hanno partecipato il presidente dell'azienda idrica locale Acquevenete Piergiorgio Cortelazzo, il tecnico dell'Arpav Vincenzo Restaino e il presidente dell'Ato Polesine Leonardo Raito. Erano stati inviatati, su richiesta del sindaco Bergamin, che è anche vicepresidente di Acquevenete, anche i vertici aziendali di Polesine Acque degli ultimi dieci anni, precedente gestore idrico polesano, ma nessuno ha risposto all'invito.
70MILA UTENZE A SECCO
A cavallo tra ottobre e novembre circa 70mila persone sono rimaste senz'acqua a Rovigo, Arquà Polesine, Bosaro, Ceregnano, Costa, Pontecchio, San Martino di Venezze, Villadose e Villamarzana. Vernelli ha richiesto il consiglio comunale per rintracciare le cause di quanto accaduto ed eventualmente i responsabili. Soprattutto perché le motivazioni diffuse in quei giorni da Acquevenete indicavano livelli di metalli esagerati nell'acqua raccolta dalla centrale di Boara Polesine. «Quali sono le cause all'origine di questa situazione? ha chiesto Vernelli Come potrebbe essere evitata in futuro? Chiedo questo perché si faccia chiarezza per i cittadini. Sollevo anche un dubbio di incompatibilità tra la figura del sindaco, responsabile massimo della salute pubblica in città, e la sua carica di vicepresidente dell'azienda coinvolta».
A rispondere ai quesiti tecnici, riguardanti il blocco dell'erogazione, è stato il responsabile dell'Arpav. «Il maltempo straordinario ha provocato un dilavamento notevole in montagna, tale da trasformare i corsi d'acqua con i danni che abbiamo potuto vedere, provocando il trascinamento di tantissimo fango nell'Adige. Senza l'apertura della galleria di Torbole sul Garda c'erano fortissimi rischi per le aree del veronese e del Polesine» ha spiegato Restaino. In pratica, la piena ha raccolto i fanghi dai monti e l'impetuosità dell'acqua (1.900 metri cubi al secondo) ha provocato un sollevamento dei fanghi del letto del fiume, portando a galla i metalli che si sedimentano con il tempo. Poi, tutto dipende da come la centrale potabilizzatrice pesca dal fiume. «Boara è stata chiusa perché era arriva al limite - ha spiegato Cortelazzo - Anche le altre centrali, come quella di Badia e di Vescovana, hanno avuto delle difficoltà, Boara invece è stata chiusa perché non riusciva a potabilizzare l'acqua. Avessimo immesso acqua non potabile nelle tubature sarebbe stato peggio, perché sarebbe rimasta in circolo, così abbiamo chiuso in via cautelativa. L'ultima cosa che avrei voluto fare era quella di chiudere l'erogazione ha spiegato Cortelazzo.
GLI INDENNIZZI
Secondo l'opposizione è stata gestita in maniera sbagliata l'emergenza e va migliorata la gestione della comunicazione: «È andata bene, ma potrebbe non andare bene la prossima volta», ha detto Nadia Romeo (PD). La richiesta sollevata da Antonio Rossini (Fare!) e dal stessa Romeo è stata quella di risarcire cittadini e attività produttive. «Spetta alla Regione e allo Stato stabilire come e quali risarcimenti eventualmente erogare», ha risposto Cortelazzo.
Alberto Lucchin
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