COMMERCIO
ROVIGO «Se il Governo deciderà di abbassare le saracinesche

Sabato 22 Settembre 2018
COMMERCIO ROVIGO «Se il Governo deciderà di abbassare le saracinesche
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ROVIGO «Se il Governo deciderà di abbassare le saracinesche della grande distribuzione la domenica, alla Fattoria almeno 100 dei circa 700 dipendenti si ritroveranno improvvisamente a casa». Le parole del patron del centro commerciale di Borsea sono arrivate come un fulmine a ciel sereno sulle famiglie di cassieri, commessi e magazzinieri che lavorano, in particolare nei weekend, tra i negozi e il supermercato.
LA REPLICA
Dura la reazione dei sindacati. «Quando mai in Fattoria sono state assunte 100 persone per i weekend? - interviene il segretario della Fisascat Cisl Padova-Rovigo Marco Bodon - non ci risultano queste cifre. Anzi, uno dei problemi è stato quello che non ci sono state nuove assunzioni e gli stessi dipendenti in servizio nella settimana hanno dovuto coprire la domenica. Non è vero, poi, che i clienti della domenica non sono quelli della settimana. Con le aperture domenicali ci risulta che gli acquisti si siano semplicemente spalmati durante i sette giorni».
Secondo il sindacato, a prevalere dovrebbero essere, come afferma il Governo, l'interesse e il benessere delle famiglie italiane. «E comunque - conclude l'esponente della Cisl - nessuno ha mai parlato di una chiusura totale dei centri commerciali durante i giorni di festa, ma di una regolamentazione. Il numero delle aperture programmate potrebbero, per esempio, essere decise dalle singole Regioni in base alle necessità e alla valenza turistica del territorio considerato».
Non d'accordo su questo punto è il presidente del Consorzio La Fattoria. «Affidando alle Regioni il numero di aperture - spiega Zoccarato - si corre il rischio che la gente alla domenica decida semplicemente di spostarsi per raggiungere il centro commerciale più vicino. Per esempio, la Fattoria ne pagherebbe le conseguenze, visto che si trova a un passo dall'Emilia Romagna. Senza contare la questione degli outlet, considerati in certi casi a valenza turistica (come potrebbe essere il vicino outlet di Occhiobello) e dunque liberi di aprire sette giorni su sette».
LE SPERANZE
«Dopo anni di lotte e di iniziative portate avanti con il sostegno dei lavoratori, seguiamo con interesse il dibattito e le promesse che il Governo sta facendo sul fronte delle chiusure domenicali dei negozi - spiegano Michela Bacchiega della Uiltucs, Franca Beggiao di Filcams Cgil e Mirta Zanforlini di Fisascat Cisl - dichiariamo la nostra contrarietà all'ennesimo spauracchio gridato da Federdistribuzione, che raccoglie tutte le attività della grande distribuzione, sulla presunta perdita di 50mila posti di lavoro a seguito del ritorno al pre-2012, ricordando che in realtà le assunzioni, ricondotte all'apertura indiscriminata sette su sette, sono state pochissime e a breve termine, considerando uno spalmare la spesa in momenti diversi, ma con un totale sempre uguale, come riportato più volte dalle aziende nei momenti di confronto».
I sindacati dicono di essere stati spesso «accusati di sciacallaggio, quando parlavamo di rispetto della vita delle persone e delle difficoltà in cui tante famiglie, spesso tante lavoratrici, hanno dovuto sostenere per mantenere il loro posto di lavoro in un settore ormai completamente deregolarizzato anche in termini di orari giornalieri, con cambi frequenti, spesso non giustificati. Siamo fortemente convinti che la materia delle aperture commerciali, nelle domeniche e nei festivi, debba essere necessariamente ricondotta al rispetto del contratto collettivo nazionale già presente, al confronto tra Governo e Parti sociali, demandando alle singole Regioni e ai territori la regolamentazione del calendario delle aperture, eventualmente in deroga tenendo in considerazione tutti i fattori quali centri storici, località turistiche, senza dimenticare le necessità di chi ci lavora e che da troppi anni aspetta di vedere rispettati i propri diritti di conciliazione dei tempi e lavoro».
Roberta Merlin
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