Cambiali e pagherò altro record negativo

Sabato 17 Marzo 2018
ECONOMIA
ROVIGO I pagherò non accettati sono in calo netto. Anche a Rovigo. Il capoluogo polesano, tuttavia, nonostante la contrazione si colloca al primo posto in Italia per valore medio dei debiti protestati. Il protesto è l'atto con cui un pubblico ufficiale autorizzato, detto anche ufficiale levatore, che può essere un notaio, un ufficiale giudiziario o anche il segretario comunale, constata il mancato pagamento di una cambiale, di un vaglia cambiario, di un assegno bancario o postale.
Gli ufficiali levatori, alla fine di ogni mese, devono trasmettere alla Camera di commercio competente per territorio l'elenco dei protesti verbalizzati: il debitore contro il quale ogni protesto è levato deve essere identificato. E questo perché lo scopo è quello di tutelare chiunque abbia rapporti economici con il protestato. Quando si deve accettare un pagherò si può infatti controllare sull'apposito registro protesti se la persona che si impegna a dilazionare il pagamento sia o meno un cattivo pagatore.
I NUMERI
In generale, così come emerge dal quadro sul 2017, tratteggiato dai dati raccolti dalle Camere di commercio ed elaborati da InfoCamere per conto di Unioncamere, i protesti sono in calo. Dimezzati se si confronta il loro numero con quello del 2014.
Rispetto ai primi nove mesi del 2014, nel periodo che va da gennaio a settembre del 2017 i mancati pagamenti si sono ridotti del 47% in termini di numero e del 61% in termini di valore, unendo nella discesa sia l'andamento delle cambiali, dimezzate in termini di numero e del 70% in termini di valore, che quello degli assegni, in frenata del 36% nei valori assoluti e dimezzati in termini monetari.
GRADUATORIA
Tuttavia, come fa presente Unioncamere nella sua analisi, se fra le province, se le grandi città come Roma, Milano, Napoli e Salerno guidano inevitabilmente la classifica per numero di titoli protestati, in termini di importi levati al vertice della classifica si trova proprio Rovigo con 2.247 euro di media, circa 700 euro in più rispetto al valore medio registrato in Veneto. Seguono, nella classifica nazionale, al secondo e terzo posto, Fermo e Frosinone, rispettivamente con 2.227 e 2.191 euro.
Per quanto riguarda il numero assoluto dei protesti, tuttavia, si parla di un numero tutto sommato abbastanza modesto, appena 785. In totale, l'ammontare complessivo delle somme dei pagherò protestati in Polesine è pari 1.763.895 euro. Una cifra ben più ridotta rispetto ai 4,8 milioni di Padova o ai 3,3 milioni di Treviso. Comunque diametralmente opposta a quella fatta registrare a Belluno, con un totale di appena 200mila euro, frutto del numero ridotto di protesti, appena 326 in tutto, e al bassissimo valore medio, soltanto 614 euro, il secondo più basso a livello nazionale dopo i 330 euro di La Spezia.
IN REGIONE
In Veneto, quindi, si trovano due realtà esattamente agli antipodi della classifica. A livello regionale, fra l'altro, il numero totale di protesti da gennaio a settembre è stato di 13.032 per un importo medio di 1.518 euro. In totale la somma protestata in Veneto nei primi nove mesi dello scorso anno è stata di 19.782.580, con un una contrazione pari a ben il 18,8% rispetto allo stesso periodo del 2016, terza miglior performance a livello di regioni dopo Marche, meno 33,1%, e Trentino-Alto Adige a meno 25,2%.
Tornando al Polesine, la fetta maggiore dei protesti riguarda le cambiali, 688 su 785, ma queste fanno registrare, come in tutta Italia, un importo medio minore rispetto alla media del totale, 1.449 euro, che non vale il vertice della classifica nazionale, ma una posizione nella top ten.
Francesco Campi
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