Bergamin rassegnato a restare In bilico la poltrona della Borile

Mercoledì 21 Febbraio 2018
MANOVRA DI PALAZZO
ROVIGO Alla fine sembrano aver vinto tutti. Ma nessuno ha in realtà ottenuto ancora quello che chiedeva e le nubi sulla tenuta della maggioranza non sono comunque del tutto svanite e ci sono altri ostacoli, fatti di tagli dolorosi, che dovranno essere superati prima di poter parlare davvero di una schiarita.
APPELLO DI MAGGIORANZA
Nell'incontro di lunedì sera in sala consiliare a Palazzo Nodari non c'è stata una vera e propria verifica di maggioranza, così come sollecitato dal sindaco Bergamin nella richiesta di convocazione inoltrata al presidente del consiglio Paolo Avezzù e così come invece esplicitamente negato da Forza Italia, che a più riprese ha spiegato come le questioni politiche verranno affrontate solo dopo le elezioni.
DISSIDENTI ASSENTI
Ma la presenza di quasi tutti i consiglieri dei gruppi che sostengono il sindaco, con i due dissidenti di Lega e Forza Italia Daniela Goldoni e Simone Dolcetto unici assenti, mentre il terzo indipendente, Alberto Borella, ha invece preso parte all'incontro, è già di per sé sufficiente al sindaco per poter parlare di aver verificato la tenuta della maggioranza. Anche perché tutti hanno compattamente approvato la bozza di risoluzione dell'annosa vicenda Veneto Nuoto.
A CACCIA DI 2,3 MILIONI
Un voto all'unanimità particolarmente probante, perché per mettere una pietra sopra a tutte le questioni legate al project-financing per la costruzione del nuovo polo natatorio serve una variazione di bilancio di 2,3 milioni di euro. Questa, infatti, la cifra che il Comune mette sul piatto per transare con i privati archiviando il fantomatico Lodo Baldetti e le ulteriori richieste, ma anche sciogliendo la clausola della surroga nei debiti nei confronti di Unipol che, da parte sua, ha dato tempo per chiudere fino al 31 marzo prima di uscire definitivamente dalle trattative.
UN MESE DI TEMPO
Una partita di giro che vede il Comune pagare subito i 2,3 milioni, evitando pretese che arrivavano fino a circa 10 milioni, ottenendo però in cambio la restituzione della porzione dell'area dell'ex piscina Baldetti non ceduta ad Aspiag che vi ha realizzato la nuova Despar.
VARIAZIONE DI BILANCIO
Non è, comunque, un passaggio indolore, perché la variazione di bilancio significa tagli consistenti, che andranno a cadere principalmente sul sociale. La maggioranza però si è detta pronta a percorrere unita questa strada. Bergamin ha sventolato una lettera di dimissioni di fatto dicendo: «O così o tutti a casa». Ma le dimissioni, in realtà, ipotesi veramente accarezzata dal primo cittadino, sarebbero state stoppate dai vertici regionali del suo stesso partito. E il discorso che l'eventuale caduta dopo il 24 febbraio non permetterebbe di andare subito a elezioni ma farebbe scattare un anno di commissariamento non è parso a nessuno un argomento valido.
DIMISSIONI TRAMONTATE
Il sindaco, che da una parte ha messo nero su bianco la fiducia della sua maggioranza, sembra aver capito che in caso di dimissioni correrebbe il rischio di trovarsi isolato. La data scelta per il consiglio che dovrà approvare la delibera per la soluzione del problema piscine, comunque, è stata non a caso fissata per il 2 e 3 marzo, proprio a ridosso del voto. Il taglio al sociale, che la maggioranza conta di recuperare con l'avanzo già a giugno, metterà inevitabilmente sotto pressione l'assessore Patrizia Borile.
ASSESSORE A RISCHIO
La sua presenza in Giunta, non avendo partiti alle spalle, potrebbe essere a rischio, anche in un'ottica del rimpasto chiesto da Forza Italia con l'ingresso di Andrea Bimbatti e Cristina Folchini.
L'IMPEGNO DI REALE
Ma c'è un altro tassello che va a rafforzare la tenuta della maggioranza: ieri, infatti, da parte Paolo Reale, amministratore dell'omonima impresa edile che insieme alla ditta Cefil detiene la proprietà dell'ex Maddalena, sul quale è incentrato il progetto di recupero urbano finanziato con 13,5 milioni di auro dal Governo, è arrivato un impegno formale a risolvere nel giro di un mese la questione dell'ipoteca da 4 milioni che grava sull'ex sanatorio e la cui presenza rischiava di mettere a rischio tutta l'operazione, liberandolo da ogni gravame così come previsto nel protocollo di intesa firmato col Comune.
Francesco Campi
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