Bergamin dà la caccia agli assenti dal consiglio

Giovedì 26 Aprile 2018
Bergamin dà la caccia agli assenti dal consiglio
PALAZZO NODARI
ROVIGO Non si brucia il consiglio comunale. Un principio che il sindaco Massimo Bergamin sembra intenzionato a ribadire chiedendo di passare in rassegna tutte le giustificazioni delle assenze dei consiglieri. Perché lo statuto del Comune stabilisce esplicitamente, all'articolo 15, che «la mancata partecipazione o non ritenuta giustificata assenza a tre sedute del consiglio nel corso dell'anno solare, comporta la decadenza dalla carica».
Si tratta di una norma che può segnare una svolta politica, perché nei corridoi di Palazzo Nodari rimbalza la voce che la sua applicazione rigida potrebbe portare al defenestramento proprio di qualche consigliere originariamente di maggioranza, ma ora di fatto non più tale.
LA RICHIESTA
Ecco che ha un sapore particolare l'invito che il sindaco ha rivolto agli uffici ad avviare una «apposita istruttoria su tutte le giustificazioni pervenute dal 2017 a oggi, al fine di verificare se le stesse siano pervenute preventivamente alla seduta di riferimento e per iscritto; se tutte le stesse siano corredate di motivazioni; se le motivazioni siano riferite a impedimenti sopravvenuti di natura imprevedibile o di carattere medico-sanitario, non ritenendo che ragioni legate a meri impedimenti lavorativi possano sufficientemente giustificare l'assenza, in considerazione che la partecipazione ai consigli comunali costituisce uno specifico obbligo di legge, garantito dalla possibilità di fruire di permessi».
I NUMERI
Scorrendo l'elenco delle presenze dello scorso anno spiccano le dieci assenze su 20 sedute di Simone Dolcetto, eletto con Forza Italia, ma fuoriuscito dopo la spaccatura sulla commissione d'inchiesta sulla Fattoria e allontanatosi dopo il siluramento dell'ex vicesindaco azzurro Ezio Conchi. Con quattro assenze il leghista, dell'ala bossiana e non sempre ortodosso rispetto ai salviniani, Fabio Benetti, e il pentastellato Francesco Gennaro; a tre assenze un altro leghista, che ha votato in dissenso con la maggioranza sul caso Fattoria, Matteo Zanotto, Alberto Borella, eletto con la lista Obiettivo Rovigo di Paolo Avezzù, ma primo protagonista nel far deflagrare la questione della commissione d'inchiesta sul centro commerciale; Luca Paron, sempre di Obiettivo Rovigo, ora di Forza Italia e sodale con il gruppo azzurro nella protesta aventiniana contro Bergamin, al quale viene chiesta, fra le altre cose, la nomina di due assessori forzisti; Andrea Denti, l'unico veramente con il baricentro sempre nel perimetro della maggioranza, e i due consiglieri di opposizione Mattia Moretto del Pd e Mattia Milan della Lista Menon.
IL PRESIDENTE
Nel caso le assenze vengano considerate non giustificate, lo statuto prevede che il presidente del consiglio, ruolo in capo ad Avezzù, contesti la violazione attendendo dieci giorni per le controdeduzioni. L'ultima parola sulla decadenza, però, spetta al consiglio comunale. Proprio Avezzù ricorda che «questa procedura è scattata solo una volta, negli anni 90 bei confronti del compianto Ugo Fiocchi, che fu però salvato dal voto dell'aula. La verifica decisa dal sindaco la trovo seria e appropriata. Non si tratta di accanimento, ma del rispetto delle regole che il consiglio comunale stesso si è dato. È giusto che i consiglieri interpretino con serietà il loro ruolo, non siamo una bocciofila: servono rispetto per le istituzioni e per il mandato degli elettori».
Francesco Campi
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