Arrestata anche la compagna di Duò

Lunedì 11 Dicembre 2017
L'INCHIESTA
ROVIGO Dopo la Direzione distrettuale antimafia di Firenze è ora quella di Venezia a tirare le fila di un'inchiesta su un presunto giro di fanghi sporchi che ha visto scattare, all'alba di ieri, sei arresti per l'ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti.
INDAGINI SULLA COIMPO
Al centro di tutto il tristemente noto impianto di lavorazione fanghi della Coimpo, che sorge in località America nella frazione di Ca' Emo, ad Adria, che la mattina del 22 settembre 2014 è stata teatro di una tragedia costata la vita a quattro lavoratori, uccisi dalle esalazioni tossiche sprigionatesi durante le operazioni di scarico di un'autocisterna di anidride solforica. La misura è scattata per Gianni Pagnin, 66 anni, di Noventa Padovana, per la figlia Alessia, 41 anni, anche lei di Noventa, già componenti del consiglio di amministrazione della Coimpo, per Rossano Stocco, 57 anni, di Villadose, legale rappresentante della Agribiofert, la ditta che aveva in gestione le vasche di stoccaggio dalla stessa Coimpo, per Mario Crepaldi, 62 anni, di Adria, dipendente Coimpo, individuato dagli inquirenti come preposto di fatto all'attività di produzione dell'impianto di Ca' Emo, per Mauro Luise, 57 anni, di Adria, attualmente residente in Romania, rientrato proprio qualche giorno fa in Polesine, già direttore tecnico della Coimpo e dirigente di fatto della Agribiofert, e per la figlia Glenda Luise, 27 anni, di Adria, che pure sedeva nel cda della Coimpo e che ieri mattina è stata svegliata alle 5 dai militari che si sono presentati a Corvara, in Alto Adige, dove si trovava a trascorrere il fine settimana di vacanza insieme al compagno Alessandro Duò, già amministratore unico della Adigest srl e presidente del consorzio Vengest che raggruppa le società Adigest, Guardian Lavori Autostradali ed Ecoal Bus, nonché presidente di Confapi e recentemente nominato amministratore unico nella partecipata comunale rodigina Asm spa dal sindaco del capoluogo polesano Massimo Bergamin. Gianni Pagnin e Mauro Luise sono finiti in carcere, rispettivamente a Padova e Venezia, mentre gli altri quattro indagati sono ai domiciliari.
CARABINIERI FORESTALI
Le indagini dei carabinieri dell'Unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, gli ex forestali, coordinati dal sostituto procuratore della Dda veneziana Giovanni Zorzi, sono partite in seguito all'incidente del 2014 e avrebbero tracciato attività illecite dal 2013, continuate fino ad oggi. Questo nonostante l'impianto sia fermo ormai da anni. I dettagli dell'inchiesta, che ha visto per lunghi mesi i Forestali tracciare i movimenti di fanghi e la loro composizione, ancora non sono emersi, ma a grandi linee quanto contestato e già emerso dai fascicoli del processo che è in corso sulle morti del 2014 fa il paio con la maxinchiesta della Dda di Firenze, che si è conclusa nel settembre dello scorso anno.
PROCURA ANTIMAFIA
Secondo l'accusa formulata dalla Procura fiorentina, sulla base delle indagini della Guardia di Finanza, la Coimpo, sarebbe una delle aziende responsabili dello sversamento illecito di rifiuti nelle campagne toscane, in aziende agricole delle province di Firenze, Pisa e Lucca. L'inchiesta si articola in più filoni: quello che vede coinvolta la Coimpo, con Gianni Pagnin finito ai domiciliari e la figlia interdetta dall'esercizio di attività di impresa, riguarda i rapporti con la ditta pisana Dc Green e gli sversamenti avvenuti in quella provincia fra il 2013 e il 2015. La Procura contesta l'esercizio abusivo di un'attività organizzata per le gestione di circa 13mila tonnellate l'anno di fanghi di depurazione contenenti sostanze pericolose o comunque inquinanti derivanti da cicli industriali incompatibili con un reimpiego in agricoltura, con profitti dell'ordine di 1 milione 886mila euro.
Francesco Campi
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