Zaia contrattacca: «Pronti a denunciare il ministro Lorenzin»

Domenica 17 Dicembre 2017
SANITÀ E POLEMICHE
VENEZIA «Andremo a rilevare le vere dichiarazioni del ministro Lorenzin fatte in Parlamento, verificheremo parola per parola, risponderemo a quanto ha detto e ci tuteleremo se abbiamo avuto danni». Il governatore del Veneto Luca Zaia è pronto ad intraprendere azioni legali, nei confronti del ministro della Salute, per quanto pronunciato durante il question time di mercoledì in parlamento rispondendo ad un interrogazione dei deputati del Pd sulle azioni intraprese dalla Regione Veneto per le persone contaminate da Pfas. Una vicenda che per il presidente Zaia sta avendo risvolti «imbarazzanti», specie per il polverone sollevato sulla plasmaferesi, la terapia già intrapresa su un campione volontario di 111 persone, tra i 14 e i 25 anni.
LA DELIBERA
«Il ministro ha la nostra delibera dello scorso giugno e ha finanziato l'intervento con due milioni di euro. La storia della plasmaferesi ha dell'imbarazzante, così come l'aver coinvolto i Nas che hanno cose ben più importanti da fare. Era sufficiente che il ministro si scaricasse il materiale dal sito della Regione Veneto o meglio ancora ci telefonasse e le avremo dato tutto». Attacca il governatore del Veneto commentando l'intervento del Nucleo antisofisticazioni dei carabinieri, inviato dal ministro Beatrice Lorenzin, nel Palazzo della Regione venerdì mattina per acquisire la documentazione relativa a quanto si sta facendo per le persone con il sangue contaminato da sostanze perfluoroalchiliche nell'area compresa tra Vicenza, Verona e Padova. «È evidente che si vuole alzare il tono del dibattito, ma non coglieremo le provocazioni» prosegue Zaia che ricorda i cinquantaseimila donatori di sangue veneti che abitualmente si sottopongono a plasmaferesi per donare l'albumina. «Se il ministro sostiene che la plasmaferesi sia pericolosa lo sta dicendo a tutti i donatori di sangue italiani - prosegue - è una pratica che nelle linee guida internazionali si usa per gli inquinanti del sangue. Su tutto quello che stiamo facendo abbiamo sempre coinvolto il Comitato scientifico e il Comitato etico».
IL DIRETTORE
Sulla vicenda, all'indomani del blitz dei Nas, interviene anche il direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan, tra l'altro coinvolto dalla contaminazione da Pfas e il primo a sottoporsi alla plasmaferesi. «Il problema esiste da quattro anni, abbiamo informato Magistratura, Organizzazione mondiale della sanità, Istituto superiore della sanità e tutti hanno avuto un atteggiamento collaborativo eccetto il ministero della Salute che ora risponde con i carabinieri - dice Mantoan - questo modo di agire è tipico di uno stato di polizia». Per una vicenda, quella della contaminazione da Pfas, che non ha precedenti quindi «nessuno ha la soluzione in tasca».
I RITARDI
In realtà un precedente c'è nello Stato americano dell'Ohio e risale a dieci anni fa. «La contaminazione da Pfas era più leggera di quella che abbiamo in Veneto - prosegue Mantoan - l'azienda che l'ha provocata è stata subito chiusa e si sono spesi 800 milioni di euro per i danni, circa 200mila euro ad ogni persona coinvolta. E proprio da questa esperienza si è ricostruito che ci vogliono vent'anni per eliminare in modo naturale, senza interventi esterni, una concentrazione di 200 nanogrammi di Pfas dal sangue».
Da qui la decisione della Regione di ricorrere alla plasmaferesi, già cominciata o conclusa su 77 delle 111 persone che dallo screening fatto dalla Regione avevano percentuali più alte di contaminazione. «Già dopo il quarto trattamento - sostiene Mantoan - la percentuale di Pfas era diminuita del quaranta per cento». Ora la terapia è stata interrotta da venerdì pomeriggio. «Sospendiamo tutto, ma se la ministra ritiene che la plasmaferesi non sia corretta doveva dirlo subito» conclude il direttore della sanità veneta. Mentre domani l'assessore alla Sanità Luca Coletto scriverà una lettera a Beatrice Lorenzin in cui chiede «il supporto scientifico che dimostri l'inadeguatezza della plasmaferesi e cosa ritiene di fare per aiutare le persone contaminate da Pfas».
Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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