Una vita di dissapori Corrado isolato da tutti

Mercoledì 18 Gennaio 2017
Una vita di dissapori Corrado isolato da tutti
Due fratelli, due mondi diversi. Callisto Rosset, classe 1937, era benvoluto da tutti. Era tornato a Tiezzo dopo una vita da emigrante in Svizzera, in una fabbrica di Zurigo. Le sue giornate erano scandite tra casa, amici e i tre nipoti. «Gli piaceva tanto andare in giro tra le bancarelle dei mercati...», racconta il cugino Graziano, di Prata. Sono le cinque del pomeriggio. Sa che Callisto è morto, ma non ha ancora capito che è stato ucciso. È lì, nella cucina di Mirella Rosset, la sorella settantaseienne della vittima. Anche lei vive in via Corva, a Tiezzo, poco distante da Corrado, ma tra i due non c'erano rapporti. Lei continua a pensare che Callisto abbia avuto un malore, forse dovuto al fatto che da ragazzo aveva avuto la poliomelite. «I miei tre figli - dice - sono andati dai carabinieri. Ho visto mio fratello domenica, era tranquillo. Aveva quasi ottant'anni, era così buono. Siamo in cinque, altri due sono emigrati in Australia».
Su Callisto si raccolgono soltanto parole buone: gioviale, tranquillo, sereno. Un azzanese ricorda che aveva dovuto portare la figlia in Svizzera per un'operazione: «Chiesi a Callisto, perchè in quegli anni lavorava a Zurigo, e lui mi trovò subito una sistemazione dalle suore. Aveva fatto tutto lui, non ho dovuto preoccuparmi di nulla».
E Corrado? «Corrado - spiega la sorella - stava per conto suo. Non avevo contatti...». In via Corva dicono che è un uomo burbero, che vive a modo suo. Nessuno gli parla, neanche i vicini. Lo vedono passare a piedi con le borse della spesa o fare qualche lavoro in cortile. Intanto in strada si radunano molti abitanti di Tiezzo. Guardano verso la villetta al civico 33 di via Corva, illuminata dalle fotoelettriche portate dalla Protezione civile. Osservano in silenzio i carabinieri con i giubbotti antiproiettile, le macchine che circondano la casa, l'ambulanza che staziona accanto alla villetta nel caso succeda qualcosa di grave.
Arriva da Fiume Veneto anche Mario. Ed è lui che di Corrado consegna un ritratto diverso, fatto di solitudine e dolore. «Non è un violento - dice - È soltanto un uomo introverso, che ha molto sofferto. Io e mio padre lo abbiamo aiutato. Quando abitava nei condomini blu di Azzano, l'abbiamo salvato da una peritonite. Lo portavamo a fare le visite mediche...».
Racconta che la vita di Corrado è stata particolarmente difficile. Non aveva rapporti con i parenti. Andava però da Callisto, a chiedere da mangiare, anche se spesso finivano per litigare. Muratore nell'impresa edile del cognato, è rimasto infortunato dopo una brutta caduta in cantiere. «La moglie lo aveva lasciato - prosegue Mario - non aveva nessuno. Ricordo che veniva a casa nostra e restava lì per ore, soltanto per stare con qualcuno. Io spero soltanto che non gli succeda niente».
In molti ritengono che il settantatreenne sia imprevedibile e che mentre i Carabinieri presidiano la casa possa farsi del male. Dopo il trambusto del primo pomeriggio, quando ha cacciato gli uomini del comandante di Azzano, Luigi Bartocci, minacciandoli con il forcone, nessuno ha più sentito rumori all'interno della casa al civico 33.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci