«Stato e privati tornino a collaborare il no alla Gronda è stato una catastrofe»

Domenica 19 Agosto 2018
«Stato e privati tornino a collaborare il no alla Gronda è stato una catastrofe»
Jacques Attali, la tragedia di Genova ha risvegliato l'ennesima diffidenza: dopo i vaccini, le grandi opere, la politica, adesso i privati, le concessionarie. E' stato un errore alleggerire il peso dello Stato? È comprensibile questo bisogno di un nuovo statalismo?
«È comprensibile perché il privato, per sua natura, è più interessato al breve termine dello Stato. Ma il fatto che lo Stato si faccia carico, per esempio, delle infrastrutture, non è una garanzia di efficienza o di maggiore protezione. Alla Fondazione Positive Planet lavoriamo appunto su quella che definiamo l'Economia positiva, ovvero la politica che prende in conto gli interessi delle generazioni future. È la chiave di tutto».
Quale linea bisogna seguire?
«Bisogna imporre allo Stato, ma anche alle società private, di lavorare nell'interesse delle generazioni future. Nel caso del drammatico crollo del ponte di Genova ci rendiamo conto che lavorare nell'interesse delle generazioni future avrebbe significato salvare quelle presenti».
Il dibattito sulla Gronda continua a tenere banco.
«Se anni fa si fosse scelto di costruire una strada alternativa, non ci sarebbe stata questa catastrofe, che è un dramma per le vittime e che nuocerà alla città di Genova per anni. Non si tratta dunque di dibattere sulle nazionalizzazioni, sulla contrapposizione tra pubblico e privato, tra politiche stataliste che vogliono nazionalizzare o politiche riformiste che vogliono privatizzare: si tratta di difendere gli interessi delle generazioni che verranno. A Positive Planet abbiamo calcolato un indice di positività delle economie e purtroppo quella italiana è tra le ultime».
La decrescita non è allora così felice?
«Al contrario: è un pericolo. Dire e pensare che prima si stava meglio è rischiosissimo. Pensare che era meglio quando non c'erano i vaccini, quando non c'erano le macchine, quando non c'erano le strade, è falso e negativo. Nel 12esimo secolo Genova era la prima potenza mondiale. Era come New York oggi. Per restituirle la sua forza (se non il suo primato mondiale) bisogna guardare al futuro non al passato. Il ruolo della politica e degli intellettuali italiani dovrebbe essere quello di mostrare tutto il potenziale dell'Italia. Un potenziale straordinario di agricoltura, cultura, industria. La capacità industriale dell'Italia è di molto superiore a quella francese»
Eppure..
«L'Italia ha una straordinaria capacità potenziale di proiettarsi vent'anni in avanti, e non deve assolutamente lasciarsi tirare verso il basso. Deve essere un lavoro di tutti. Non solo della politica, ma anche della cultura, dell'ideologia, di tutto il paese, dei cittadini, dei giovani, dei professori, degli imprenditori: tutto deve essere fatto soltanto se serve l'interesse delle generazioni che seguiranno. Le leggi stesse devono integrare il principio indispensabile d'interesse futuro. Un'impresa deve dimostrare per legge - di saper gestire la formazione del suo personale e di saper riciclare i suoi rifiuti».
Come ricostruire una politica progressista alternativa al populismo?
«Lo ripeto: bisogna costruire un programma che si ispiri all'economia positiva, un programma che in permanenza, in tutte le sue dimensioni (istruzione, salute, fisco..) difenda gli interessi di quelli che non sono ancora elettori. I più fragili, i più deboli, sono quelli che non hanno ancora il diritto di voto. Una vera politica di sinistra, oggi, è quella che si occupa e protegge quelli che non possono essere nemmeno poveri, perché ancora non esistono. Difendere i loro interessi, avrebbe salvato le vite di Genova».
Francesca Pierantozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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