Senato a FI, Camera a M5S ma veto grillino su Romani Salvini: ora nomi condivisi `

Giovedì 22 Marzo 2018
Senato a FI, Camera a M5S ma veto grillino su Romani Salvini: ora nomi condivisi `
LA GIORNATA
ROMA Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni offrono un patto a M5s sull'elezione dei presidenti delle Camere: riconoscimento pieno al Movimento in quanto «primo gruppo parlamentare», con la possibilità di convergere sul nome dei pentastellati per Montecitorio (Roberto Fico sempre in pole position) ma la guida di palazzo Madama deve essere assegnata ad un esponente di centrodestra. Una apertura per chiudere il cerchio su un metodo condiviso. Il problema però è chi dovrà essere il candidato al Senato: Forza Italia insiste su Paolo Romani, M5s lo boccia, «no condannati dalla giustizia o indagati». E il leader del Carroccio non fa una piega: «I nomi devono essere accettati da tutti». Un modo per sbarrare la strada al capogruppo azzurro, soprannominato da qualche leghista come «l'ultimo dei Nazareni», in quanto troppo dialogante con i dem.
Il Pd al Senato non ha mai nascosto di poterlo votare, ma il no dei grillini è netto. Il centrodestra ha proposto ai gruppi parlamentari con una nota diramata dopo il vertice dei leader a palazzo Grazioli all'ora di pranzo «un comune percorso istituzionale». Un tentativo di trovare subito un accordo, ma anche una soluzione, suggerita proprio da Salvini, per far emergere la posizione dei grillini su Romani. Forza Italia in realtà ha messo sul tavolo una rosa di nomi, comprendente Annamaria Bernini e Elisabetta Casellati. Nel gioco di veti a scrutinio segreto potrebbe spuntarla una delle due donne. Magari proprio la seconda, sponsorizzata da Ghedini e con buoni rapporti con il Carroccio. «Ma il problema fanno sapere da FI è di principio. O c'è un accordo complessivo vero, oppure ognuno va per la sua strada». Ecco perché il partito azzurro intanto continua a confrontarsi con il partito democratico.
IL DOCUMENTO
Brunetta e Romani ieri hanno visto Guerini mentre Berlusconi ha fatto inserire nel documento dopo il vertice la necessità che «in ciascun ramo del Parlamento» ci sia «un vicepresidente a ogni gruppo parlamentare che non esprima il presidente». «Confidiamo che una tale proposta così rispettosa del voto degli italiani hanno scritto i leader - possa essere accolta positivamente da tutte le forze in campo». Un invito al confronto però che non è stato accolto né dal Pd né dal Movimento 5Stelle. «Anche per concordare i nomi dei presidenti e dei vicepresidenti di Camera e Senato», i leader del centrodestra hanno invitato i rappresentanti delle altre forze politiche ad un incontro congiunto. Risposta secca di Martina: non ci sono i margini. «Il Pd il commento del Nazareno - non può partecipare a incontri i cui esiti sono già scritti. Se c'è già un accordo sulle presidenze da parte di qualcuno è bene che chi l'ha fatto se ne assuma tutta la responsabilità». Del resto Salvini con i leghisti riuniti al Senato è stato categorico: «Nessuna intesa con Renzi e i suoi».
FATTORE REGIONALI
Nel vertice del centrodestra si è anche deciso di dare l'ok alla candidatura di Fedriga in Friuli, si è ipotizzato il nome dell'azzurro Cirio per le elezioni dell'anno prossimo in Piemonte ma soprattutto si è concordato che la partita sulle presidenze delle Camere deve essere slegata da quella sul governo. È la linea Salvini, al quale Berlusconi e Meloni hanno ribadito fiducia sulla candidatura a premier ma hanno anche espresso i dubbi sulla possibilità di un'intesa di programma con M5s.
IL COMUNICATO
La strategia è quella di rimarcare pubblicamente la compattezza del centrodestra. «Si parte da chi ha preso due milioni in più», ribadisce Salvini forte del suo beau geste di rinuncia a palazzo Madama per la Lega in nome dell'unità del centrodestra. Le tensioni nella coalizione però ci sono anche se sotto traccia. Salvini ritiene che FI debba fare un passo indietro su Romani, visto il rischio di uno scontro con M5s. Il Cavaliere e la Meloni vanno avanti, alimentando i sospetti del segretario del Carroccio. Nella nota al termine del vertice si parla dei «leader del centrodestra», il riconoscimento pieno a Salvini non c'è. Tanto che quest'ultimo con i senatori ci ha pure scherzato su: «Bisogna stare attenti anche ai comunicati». Berlusconi è convinto che il giovane Matteo voglia le urne al più presto. «Con M5s si può fare un governo per la legge elettorale», ipotizza Toti. Ma il segretario del Carroccio ripete che cercherà convergenze sulla cancellazione della Fornero e sugli altri punti del programma.
In serata ha chiamato Martina, Grasso e lo stesso Di Maio. «Fallirà», pronostica però Umberto Bossi, ieri al suo ritorno a palazzo Madama ma non per questo più accondiscendente verso il successore», «nascerà un governo del presidente».
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci