Salvini, Zaia e la lotta tra vecchia e nuova guardia

Sabato 4 Marzo 2017
Salvini, Zaia e la lotta tra vecchia e nuova guardia
Da lunedì, quando Berlusconi ha espresso pubblicamente la sua indicazione a favore di Luca Zaia candidato premier del centrodestra («se non potrò tornare in campo, dico Zaia che si sta comportando molto bene o qualcun altro come lui») e nonostante la secca smentita del governatore («basta manfrine»), dai toni di inusuale durezza per lui, come a recidere ogni sospetto di lavoro a ipotetici piani B, non passa giorno senza che Matteo Salvini torni sull'argomento. Al contrario dei vertici azzurri veneti e nazionali, chiusi nel silenzio, per quanto parecchi parlamentari si dicano preoccupati dall'eventualità di uno Zaia candidato premier che trainerebbe voti alla Lega a scapito di Forza Italia e delle chances di rielezione.
Anche ieri Salvini ha ripetuto che il candidato premier è lui e solo lui, confortato dal sondaggio Ixè secondo cui il 31% degli elettori di centrodestra lo incorona leader (a seguire Zaia col 23%, davanti a Berlusconi col 20% e Giorgia Meloni col 13%), frutto dell'opinione dell'80% degli elettori del Carroccio e del 13% di quelli di Fi. Così di mattina, il segretario federale è intervenuto ad Agorà per dire che «se Berlusconi vuole scegliere un uomo o una donna in casa Lega Nord sono solo felice, il nome è l'ultimo dei miei problemi. Rispetto il lavoro di Zaia che fa il presidente del Veneto». Siccome la dichiarazione era apparsa rimettere in qualche modo in gioco Zaia, nel pomeriggio il leader del Carroccio ha ripreso in mano l'argomento per sbarrare la strada ad ogni diversa interpretazione: «Lasciategli fare il governatore del Veneto. È bravissimo, è il più amato d'Italia. Noi le nostre scelte le abbiamo fatte da tempo: Zaia fa il governatore e lo fa bene, io faccio il segretario e sono pronto a sfidare Renzi alle elezioni, se il mio nome sarà confermato dai cittadini alle primarie».
Interventi quotidiani da parte di Salvini possono apparire all'esterno come un segnale di debolezza ma in chiave interna servono a ricompattare le fila e a mettere in condizione i nemici di uscire allo scoperto. Nel centrodestra lo scontro è su chi sarà il capo. Berlusconi ha tentato la manovra di accerchiamento a Salvini usando la carta-Zaia per spaccare il Carroccio cercando la sponda di quella parte della Lega, in particolare lombarda (vedi Maroni e Bossi) che punta a ridimensionare il segretario. E chissà se e fino a che punto Umberto Bossi ci ha messo del suo in questa storia, considerato che è sempre in disaccordo con Salvini e che negli ultimi tempi i famosi pranzi del lunedì ad Arcore con Berlusconi sono ripresi con una certa assiduità.
In questo scenario che potrebbe precipitare da un momento all'altro verso le elezioni, è comprensibile che una vecchia guardia del calibro di Berlusconi, Bossi, Maroni, abituata a comandare, non ceda volentieri le armi all'ultimo arrivato Salvini che, stando ai sondaggi, vincerebbe a mani basse le primarie per la premiership (già escluse invece da Berlusconi). Al Cavaliere finora l'operazione di ridimensionamento non è riuscita. O che comunque qualche effetto non l'abbia avuto. Non è detto però che sia saltata, anzi. Quanto a Zaia, è apparso molto seccato dall'essere tirato in ballo, e chiarite le cose una volta non ne ha più voluto parlare.
Infine, pur essendo fuori gioco, a buttare benzina sul fuoco ci ha pensato ieri il sindaco di Verona, Flavio Tosi: «Il Cavaliere candida Zaia per mandare un segnale a Salvini, per dirgli tu non sei adatto. Ma l'unico che non l'ha capito è Salvini». Lei voterebbe per Zaia alle Politiche? «Beh, Zaia è un ottimo amministratore» ha risposto l'ex segretario veneto della Liga che contro Zaia ha corso alle Regionali del 2015.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci