Renzi: Pisapia sì, D'Alema no

Mercoledì 14 Giugno 2017
Renzi: Pisapia sì, D'Alema no
Le amministrative appena fatte? «Un pareggio tra centrosinistra e centrodestra». Grillo? «Ha perso, ma guai a credere che sia finito». Una nuova legge elettorale? «Se ne parliamo ancora gli italiani ci accusano di stalking». E comunque, «il patto a quattro fatto saltare dai grillini non era extra-costituzionale». Una nuova coalizione nel 2018? «Siamo aperti a un'intesa con Pisapia, ma non con la sinistra alla Fratoianni che vuole solo testimoniare». E anche qui, sia chiara una cosa: «Sì al centrosinistra, no a una Unione bis, quella che affossò Prodi». È un Matteo Renzi a tutto campo, quello che ospite di Rep.tv risponde alle domande che non tralasciano nulla del dibattito politico, post elettorale e non. Ma il dibattito a sinistra sulle alleanze ha ripreso quota e non solo nel Pd. E allora anche Pisapia non si sottrae, dice la sua e rilancia: per la manifestazione di Campo progressista di sabato a Roma ha invitato Romano Prodi, senza nascondere di volere il Professore candidato premier del centrosinistra.
L'INTERVENTO - La giornata comincia con un Renzi a 360 gradi, che non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Il primo, l'accusa di volere «inciuciare» a ogni costo con Berlusconi: «È una fisima di alcuni commentatori, politicamente ricordo solo che con Berlusconi si allearono prima Bersani e poi Letta, facendoci governi assieme. Berlusconi ha fatto di tutto per far fallire il referendum, non è propriamente il mio migliore amico, ma rappresenta FI e l'ho voluto al tavolo con gli altri per riscrivere insieme le regole». «Basta di dire bugie, hanno stancato», la replica piccata gotorbersaniana. Il secondo sassolino è ancora più grosso, e forse segna la fine di un rapporto politico cementato all'epoca del referendum ma poi raffreddatosi fino al gelo, riguarda Giorgio Napolitano. Senza nominarlo, ma riprendendo le stesse parole usate dal Presidente emerito, Renzi precisa: «Se ci sono quattro leader di partito che si mettono d'accordo e scelgono insieme le regole del gioco non è un patto extra-costituzionale, ma parlamentare».
LE STRATEGIE - Ripetuto, ridetto e confermato che ormai si voterà nel 2018, Renzi comincia a delineare strategie, alleanze e modo di proporsi agli elettori. Bene dunque Pisapia (e Boldrini, ci aggiunge il leader dem), ma porte e finestre chiuse a qualsiasi riedizione di Unioni «da Mastella a Turigliatto», che tradotto adesso significa «no a Fratoianni, non mi alleo con chi attacca il job act e pensa a una sinistra di testimonianza». Gli chiedono di D'Alema, e Renzi risponde quasi sorpreso: «È un'ipotesi negata dalla realtà, se ne sono andati perché non volevano dialogare con noi». Pisapia intanto lancia la sua convention del primo luglio dove dovrebbe far capire che intenzioni ha: «Per unire serve una figura super partes e se fosse Prodi ci metterei la firma». Fratoianni poi non si lascia sfuggire l'occasione e replica a Renzi: «Siamo noi che non ci vogliamo alleare con lui, noi vogliamo abolire il suo job act, ripristinare l'art.18 e abolire la buona scuola».
LE AMMINISTRATIVE - C'è tempo per altre domande, ancora sul primo turno delle amministrative. A Rignano, paese del leader dem, non ha vinto il candidato dem? «Sfido chiunque a non legare quel che è accaduto con la vicenda Consip, ma io voglio arrivare fino in fondo, voglio la verità». In vista del secondo turno? Renzi ricorre alla metafora calcistica: «Al primo c'è stato pareggio, ora si va ai calci di rigore».
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