Ore 9.50 scatta il blitz preso mentre dormiva

Giovedì 19 Gennaio 2017
Ore 9.50 scatta il blitz preso mentre dormiva
Sono le 9.50 di ieri mattina quando gli uomini dei Carabinieri del Comando provinciale di Pordenone e Sacile, coordinati dal comandante provinciale Mario Polito, fanno scattare il blitz. Sono trascorse quasi venti ore da quando Corrado Rosset, 73 anni, si è barricato nella propria abitazione. A nulla era servito anche un tentativo di mediazione per cercare di farlo uscire. Il blitz è scattato con lo sfondamento della porta di ingresso e del portone del garage effettuati con una trave e un piede di porco. I carabinieri lo hanno trovato a letto. Stava dormendo. In camera, alla vista dei militari, l'uomo non ha opposto resistenza, non ha parlato, ha indossato un giaccone ed è uscito in silenzio scortato da due militari. Il tutto è durato 10 minuti. È stato subito portato al Comando provinciale dell'Arma di Pordenone per essere interrogato. Fuori era stata chiamata anche un'autoambulanza.
Barricato. Corrado Rosset si era asserragliato in casa martedì pomeriggio dopo aver minacciato i carabinieri brandendo un forcone. Erano andati ad avvisarlo che avevano trovato suo fratello Calisto, 79 anni, morto in giardino. Alla vista degli uomini in divisa il pensionato aveva imbracciato un forcone e aveva urlato: «So perché siete qua. Non ho niente da dirvi». Poi si era chiuso in casa.
La trattativa. Erano le 15 di martedì, quando è iniziato l'incubo. Una situazione delicata, che ha portato i carabinieri a isolare l'area attorno all'abitazione e una parte della strada di via Corva con un posto di blocco istituito a un centinaio di metri dalla casa dell'uomo. Transito consentito solo ai residenti, regolarmente controllati dalla Polizia locale, dai volontari della Protezione civile e della Sicurezza comunale per evitare situazioni di rischio.
La scelta di non intervenire subito. Il colonnello dei Carabinieri, Mario Polito, ieri mattina ha ricostruito l'intera vicenda. «Abbiamo agito nella sicurezza del personale evitando di correre rischi intervenendo prima. Non sono state trovate armi all'interno della casa. Lasciateci il tempo di lavorare».
I numeri. Impegnati nella lunga operazione una cinquantina di militari delle compagnie di Pordenone e Sacile con caschi e giubbotti antiproiettile, mentre l'area durante il blitz era sorvegliata dall'alto da un elicottero dei carabinieri della compagnia di Treviso. Ieri al termine dell'intervento nella casa di via Corva a Tiezzo è giunta la Sezione investigazioni scientifiche del Roni alla ricerca di eventuali tracce ematiche sui vestiti o armi da taglio compatibili con il delitto.
La notte. Una volta deciso che il blitz non si sarebbe tenuto con il favore delle tenebre, gli uomini del maggiore Pier Luigi Grosseto e del colonnello Salvino Macli hanno tenuto sotto costante controllo l'abitazione di Corrado Rosset. Dopo un primo tentativo di farlo uscire con un mediatore, che lo ha chiamato più volte con il megafono, i carabinieri hanno iniziato a battere ripetutamente sulle persiane dell'abitazione che erano tutte calate. Un modo per tenerlo sotto pressione, ma anche per capire se l'uomo era ancora vivo. La certezza l'hanno avuta più volte durante le notte, perchè Corrado Rosset alternava momenti in cui era silenzioso, forse dormiva, ad altri in cui si alzava e camminava in casa facendo rumore e, in un paio di occasione, aprendo le finestre. Ieri mattina, dopo aver avuto la consapevolezza di averlo sfinito, si è deciso di intervenire. Non a caso, quando la squadra è entrata, l'uomo era a letto e stava dormendo.
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