Omicidio pianificato, pronti anche all'arresto

Venerdì 12 Maggio 2017
Omicidio pianificato, pronti anche all'arresto
Il giorno del delitto, il 15 gennaio dell'anno scorso, i tre a processo per l'omicidio di Isabella Noventa hanno comunicato al telefono cellulare tra loro per quasi sei ore. Oltre ventimila secondi tra chiamate e messaggini, prima di eliminare la segretaria di Albignasego. Questa è la prova schiacciante, secondo il pubblico ministero Giorgio Falcone, della premeditazione.
Ieri in aula, per la seconda udienza del processo in rito abbreviato, il magistrato ha definito il delitto di Isabella Noventa «un piano criminoso articolato a tavolino». Sempre puntando sulla premeditazione, il pm ha ricordato il giorno 15 dicembre del 2015, quando a Camponogara, in provincia di Venezia, è stata ricaricata la Sim card di proprietà del padre di Manuela Cacco. Sim card che è stata utilizzata proprio dalla tabaccaia, il 15 gennaio dell'anno scorso, giorno del delitto, per comunicare, a partire dalle 18, con i due fratelli Sorgato e organizzare la messinscena. Ovvero, passare sotto le telecamere di videosorveglianza del centro storico di Padova con addosso il giubbetto di Isabella, per fare credere che fosse ancora viva. E poi nell'accusa della premeditazione c'è, come lo ha definito il magistrato, «il piano B». I tre, nel caso fossero stati scoperti e arrestati, avevano ideato una sorta di via di fuga. I 124 mila euro trovati, insieme a due pistole, nell'abitazione del maresciallo dei carabinieri Giuseppe Verde ex fidanzato di Debora il 7 marzo del 2016, sarebbero serviti ai tre per pagarsi gli avvocati.
Ma il punto chiave, per l'accusa, è quando Freddy Sorgato, intercettato nei colloqui in carcere mentre parla con la madre Dolores Rossi e una sua ex fiamma, ha detto «uno dei due deve stare fuori». A indicare, ancora secondo il magistrato, la volontà di Freddy di addossarsi tutte le colpe del delitto per scagionare la sorella Debora.
Infine ci sono quelle lettere scritte in carcere, come terapia psicologica, da Manuela Cacco. La tabaccaia, sapendo che non sarebbero mai arrivate a Freddy, secondo il pubblico ministero, si è aperta: è uscita la vera Manuela. «Freddy mi dispiace di essere crollata, mi dispiace di non essere stata all'altezza e mi dispiace di non essere stata brava». Anche in questo caso, per l'accusa una prova schiacciante della premeditazione.
E nella requisitoria, durata quasi otto ore, il magistrato ha ricostruito nei dettagli il movente del delitto. Secondo l'accusa i fratelli Freddy e Debora Sorgato e la tabaccaia di Camponogara Manuela Cacco hanno eliminato Isabella Noventa perchè accecati dall'odio e dalla gelosia. Manuela, amante del ballerino di Noventa Padovana, non poteva più sopportare il suo rapporto intimo con Isabella. Debora, invece, temeva che Freddy, innamorato della segretaria, spendesse per lei parte del suo patrimonio. E poi, molto legata al fratello, era preoccupata perchè lo vedeva stanco, nervoso e dimagrito.
Infine Freddy, ancora per l'accusa, aveva un rapporto di amore e odio con Isabella. Il ballerino non sopportava quando Isabella lo definiva un amante peggiore del suo ex marito. Il pm ha parlato di una «strategia della tensione» messa in atto da Manuela e Debora: le due avrebbero fomentato Freddy, convincendolo a eliminare Isabella.

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