Mestre, contro la moschea la protesta delle lenzuola

Mercoledì 5 Aprile 2017
Mestre, contro la moschea la protesta delle lenzuola
«Tutti devono rispettare le regole». E il rispetto deve essere «reciproco». Soppesa le parole, il prefetto di Venezia, Carlo Boffi, alle prese con il caso del centro culturale-moschea di via Fogazzaro a Mestre.
Ieri mattina, mentre i vicini inscenavano una protesta contro il centro tappezzando la facciata del condominio con striscioni, il prefetto era in una scuola di Venezia a parlare di bullismo e dipendenze minorili. Inevitabile la domanda sul caso di via Fogazzaro. «Le regole devono essere rispettate - ha premesso Boffi -. Non è possibile non ottemperare alle normative che sono previste per tutte le religioni e le iniziative. Anche chi ha una mentalità diversa dalla nostra deve rispettare il nostro territorio e la nostra mentalità». Il prefetto ha rispolverato, come esempio, la polemica sul crocefisso: «A mio parere il crocefisso appartiene alla nostra cultura, a prescindere dalla religione. Il messaggio di Cristo è un messaggio di pace, un messaggio universale. E se questo fa parte della nostra cultura, perché lo si deve togliere? Nessuno vuole che un islamico si converta, ma deve essere rispettata la nostra cultura e i fondamenti della nostra civiltà, come la parità tra uomo e donna, il principio di libertà...».
Ciò detto, Boffi ha anche sottolineato la «reazione civile» di Venezia, dopo l'arresto dei presunti terroristi. Ha lodato la «capacità degli inquirenti di prevenire fenomeni di questo tipo», visto che «non ci vuole niente per passare dalla fase di progettazione dell'attentato».
Intanto, a Mestre, un intero condominio si è ribellato alla moschea - dove pregava il 24enne Fisnik Bekaj, uno dei presunti terroristi islamici kosovari arrestati nei giorni scorsi a Venezia - ospitata al pianterreno e mascherata da centro culturale in quello che dovrebbe essere un negozio. «Vengono a pregare dalle 5 di mattina e vanno avanti fin quasi mezzanotte - spiegano gli abitanti che, nei giorni scorsi, hanno formato un nuovo comitato -. Per chi abita in questo condominio, ma anche per chi risiede in quelli di fronte, la vita è diventata impossibile, perché gli islamici hanno trasformato quello che dovrebbe essere un centro culturale in una moschea vera e propria, senza nemmeno controllare chi la frequenta».
Visto che esposti su esposti non sono bastati a farla chiudere, da ieri gli abitanti hanno quindi tappezzato il loro palazzo con lenzuola che inneggiano al rispetto alla legalità. Rispetto, sicurezza e un invito al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (al quale chiedono non parole, ma fatti) sono gli slogan dipinti con lo spray dai residenti. Nessun messaggio anti-islam, ma la richiesta all'amministrazione comunale di mettere i sigilli al Centro culturale Bangladesh dove si ritrovano centinaia di musulmani - bengalesi e non solo - per pregare, visti gli abusi edilizi riscontrati all'interno del locale.
La comunità bengalese del centro di Mestre ha però presentato ieri una richiesta di sanatoria edilizia ed ha chiesto un incontro con gli assessori per trovare una sistemazione alternativa: «Abbiamo individuato una ex concessionaria d'auto o un supermercato chiuso per trasferire la moschea, ma serve il cambio di destinazione d'uso» spiegano al centro culturale. Se non vi sarà una risposta e la moschea verrà chiusa, gli islamici hanno annunciato nei giorni scorsi di essere pronti a pregare nei parchi o nel salotto di Mestre, cioé piazza Ferretto. E mancano meno di due mesi al Ramadan.
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