Marika, Julio e gli altri veneti «Noi scampati all'inferno»

Venerdì 18 Agosto 2017
Voci dei veneti da Barcellona. Parole di paura, come quelle pronunciate dalla padovana Marika Zorzi: «Ho visto per la prima volta cos'è il terrore. Io sto bene, mi sono rinchiusa in una libreria. Mai vista tanta gente correre e urlare. Mia sorella è dall'altra parte della Rambla, nel Barrio Gotico, e non so come raggiungerla. Siamo in contatto grazie a Internet». La giovane giornalista free lance si trovava nel centro storico della città proprio nel momento dell'attentato terroristico. «Ero in una traversa della Rambla racconta quando la gente ha iniziato a correre e urlare. Mi sono rifugiata nella libreria Central Del Raval. È stato tutto surreale. In un primo momento ho pensato non può succedere anche qui. Poi ci siamo rifugiati in questo negozio e abbiamo chiuso le serrande in attesa che la situazione tornasse a una parvenza di normalità». Marika non si arrende: «La nostra è una generazione segnata dal terrorismo. Bisogna fare i conti con la paura e bisogna vincerla perché questo mondo è da vivere e da scoprire. Poi ti ritrovi in queste situazioni e la paura ce l'hai, ma io non mi fermo: io resterò qui a Barcellona fino alla fine. Capitano gli eventi che ti spaventano, ma io non voglio aver paura e vivrò questa città come prima».
Era partito da Padova anche il 25enne Julio Turria, insieme alla fidanzata Madalina Solomon di Cadoneghe, a Barcellona da un paio di settimane per frequentare un corso di spagnolo. Il ragazzo ha ripreso i soccorsi live su Facebook: video di passanti che corrono, grida dei soccorritori, annunci della polizia, rumore di elicotteri. «C'erano tanti feriti descrive in diretta, mentre amici e parenti gli consigliano di scappare via una cosa pazzesca. Mi trovavo anch'io sulla Rambla, mi sono fermato un attimo per mettermi gli auricolari e telefonare a mia mamma, mi ha salvato lei sennò quel furgone avrebbe potuto investire anche me... Vedo un sacco di persone a terra, tantissime ambulanze. Lì sono tutti chiusi all'Hard Rock Café, là c'è un grande caos...». Poi il commento a freddo, dedicato ai terroristi: «Fate schifo bastardi». Intanto la ragazza diffondeva le prime notizie: «Un furgone sulla Rambla è andato addosso alle persone, 10 feriti e due morti dicono...».
Molti di più, alla fine, ma la concitazione in quei frangenti era grande. «La gente riferisce Federico Zotta di Vicenza ha incominciato a correre. Prima parlavano di un'esplosione, poi di un furgone. La polizia ci ha spinti via e ci ha chiusi in un negozio. Dopo due ore siamo usciti verso una zona più tranquilla, per fortuna ce l'abbiamo fatta». Sono salvi anche i quattro trevigiani della zona di Conegliano, due giovani coppie, che si trovavano in vacanza a Barcellona da lunedì. «Dovremmo ripartire domani (oggi, ndr.) confida la 21enne Carla Damiano di Santa Lucia di Piave ma non sappiamo se ci permetteranno di raggiungere l'aeroporto. Hanno chiuso la metropolitana, siamo barricati in albergo. Felici di aver schivato l'attentato, ma anche tanto preoccupati. In qualsiasi posto frequentato dai turisti, che si trattasse dei musei o della Sagrada Familia, abbiamo sempre visto polizia e controlli, la Guardia Civil sulla Rambla, le ispezioni delle borse. Ma un furgone sulla folla è imprevedibile...». Marco Gazzin di Treviso è fermo nel b&b in cui pernotta: «Gli hanno detto di non muoversi di lì», riferiscono i familiari.
Filippo Lazzarin, sindaco di Arzergrande nel Padovano, è in contatto con un suo concittadino, che si è rifugiato in un negozio (e via sms ha spiegato: «Sto bene, sono stato fortunato, il camion mi è passato sulla destra a cinque metri»): «Provo tanta rabbia nel vedere immagini di terrore e morte in questa Europa impegnata ad accogliere anziché a difendere».
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