«Mai fatte pressioni mi invitò a casa sua»

Venerdì 15 Dicembre 2017
«Mai fatte pressioni mi invitò a casa sua»
IL RETROSCENA
ROMA L'uno alle prese con i migranti. L'altro che avrebbe voluto esultare in tv per l'approvazione del biotestamento. Tutti e due, Paolo Gentiloni e Matteo Renzi, pronti a far quadrato intorno a Maria Elena Boschi e a respingere l'ennesima richiesta di dimissioni. «Maria Elena ha chiarito», sostiene con i suoi Paolo Gentiloni, impegnato a Bruxelles in una difficile trattativa sulle quote dei migranti. Nessun silenzio e nessuna presa di distanza da parte del presidente del Consiglio che ha la Boschi come sottosegretaria nel governo che dovrebbe gestire la fine ordinata della legislatura e, in caso di stallo elettorale, andare anche oltre.
NON RICORDO
Per Renzi la difesa dell'ex ministro delle Riforme è fuori discussione e per lui parlano nel primo pomeriggio di ieri le dichiarazioni di Bonifazi, Orfini, De Vincenti. «Boschi ha già chiarito a suo tempo, in aula, e perfettamente, la sua posizione», sostiene il ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti. L'audizione dell'ex parlamentare di FI Giuseppe Vegas, poche ore prima della scadenza del mandato da presidente della Consob, rischia di rivelarsi un boomerang per il Pd. Davide Zoggia, esponente Mdp, avvia l'incontro in commissione con una domanda diretta a sapere se ha incontrato la Boschi durante la crisi delle banche e il quesito inchioda l'audizione ad un unico tema. «Mi aspettavo la domanda», sostiene Vegas che sciorina le date dei faccia a faccia con l'allora ministro. Vegas li definisce «normalissimi», nega pressioni e, soprattutto nega poteri della Consob in tema di fusioni. Resta il fatto che la fusione non avviene, che la crisi ha costretto l'allora governo Renzi a commissariare diverse banche, ma Vegas sa di aver tirato fuori la miccia che fa esplodere la polemica. La tempistica in questo caso è importante, perché gli incontri avvengono quando sia Banca Etruria che la Popolare di Vicenza sono giudicate in salute da Bankitalia e Consob. «Non ho chiesto nulla che eccedesse il mio ruolo, non sono pentita di aver parlato con Vegas», sostiene la Boschi in serata parlando a Otto e mezzo. «Posso aver espresso preoccupazioni per una operazione che sarebbe stata fallimentare, quella della messa insieme di Etruria e Vicenza», «ma questo in una chiacchierata senza pressioni, e lo ha detto anche Vegas». I sassolini che il presidente della Consob lascia cadere in Commissione diventano macigni per il Pd e per Renzi che non ha mai troppo amato l'ex viceministro nominato alla Consob dal governo Berlusconi, e più volte chiamato dal Pd e rispondere della mancata vigilanza sul sistema creditizio insieme al governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Il sospetto che i due - dopo l'iniziale scambio di accuse su chi doveva vigilare - abbiano concordato una linea di non belligeranza, è forte al Nazareno. Mauro Del Barba, senatore del Pd in Commissione ne è convinto e chiede più volte a Vegas il contenuto del suo «recente incontro con Visco» ottenendo solo lapidari «non ricordo». «Ma reticente lo è stato anche con me», sostiene Franco Vazio, commissario Pd che per tre volte chiede a Vegas - senza ottener risposta - se avesse a suo tempo chiesto a Boschi di incontrarsi in un luogo che non fosse la Consob. «Forse Vegas si è scordato - replica la Boschi - ma ho i messaggini, il 29 maggio 2014 lui mi chiese di incontrarci in modo inusuale a casa sua alle 8 di mattina. Io ho detto no, semmai alla Consob o al ministero».
L'ARIA
Nella sostanza il particolare da gossip aggiunge poco, ma arroventa ancor più il clima politico e rischia di vanificare lo scopo per cui è sorta la Commissione-banche. «Attaccano me e si parla solo di Etruria per non parlare di quello che è accaduto in altre banche», sostiene la Boschi riferendosi non solo alle popolari saltate per aria, ma anche a Mps. Renzi, in tv va ancora oltre parla di «arma di distrazione di massa» per «coprire le ruberie che sono state fatte sulle banche», «compresa Banca 121» dell'ex amico di D'Alema.
«Inseguire i grillini non porta bene, se ci fosse bisogno di una dimostrazione plastica, cito la Commissione Banche», sostiene Andrea Orlando, ministro e leader della minoranza Dem. Anche Gentiloni avrebbe forse volentieri evitato di infilare anche il suo governo nel tunnel di una Commissione che, a conclusione della legislatura, sta diventando strumento di campagna elettorale che Mdp e M5S agitano come una clava.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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