Luca Ricolfi

Ha creato molta sorpresa, e persino un po' di sconcerto, la

Sabato 20 Gennaio 2018
Luca Ricolfi

Ha creato molta sorpresa, e persino un po' di sconcerto, la prima uscita politica di Pietro Grasso come leader di Liberi e Uguali (Leu): aboliamo le tasse universitarie!. Gli è stato subito obiettato: ma come, vi presentate come un partito di sinistra dura e pura, e poi la prima idea che ci proponete è di azzerare le tasse universitarie, che già sono molto basse (meno del 20% del costo totale dell'università), e attualmente pesano solo sui ceti medi e alti, non su quelli popolari? Che cosa vi è venuto in mente?
La risposta che Grasso e altri esponenti di Liberi e Uguali hanno provato a fornire a questa osservazione di puro buon senso è stata debolissima: l'università è come la sanità, deve essere garantita a tutti in nome del diritto allo studio e del principio per cui il welfare ha da essere universale, ovvero gratis per tutti. Una risposta che dimentica due fatti cruciali: primo, che della sanità, a differenza dell'istruzione universitaria, usufruiscono effettivamente tutti (nessuno nasce invulnerabile); secondo, che nemmeno la sanità, portata ad esempio di welfare universale, è completamente gratuita (ticket, farmaci non mutuabili, ecc.) e, grazie al sistema delle esenzioni, pesa più sui ricchi che sui poveri, proprio come l'università.
Io invece non sono stupito affatto. Trovo naturale che un partito faccia promesse alla propria base elettorale e non a quella degli altri partiti.
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